Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

I poeti della Venezia Giulia 1 3 7 sonetti che possono dare p i ù i l l u m i n a t o concetto dell'arte del Revere. Se u n a t o m o d i te n e l l ' u n i v e r s o A n c o r v i v e , o maestro d e l l o scherno, Se i l m o t t e g g i o onde avesti a l t o i l g o v e r n o D u r ò i m m o r t a i nel t u o canto diverso, A me assenti, consorte, l ' a r c o a l t e r n o O n d e i l m o n d o a' t u o i s t r a l i f u converso; D i me o b l i o s o a n c h ' i o s f i o n d o i l m i o verso E c o l tosco e l ' a m b r o s i a l o g o v e r n o . R i d o , e le l a b b r a u n cupo riso m o r d e ; P i a n g o , e u n riso f a t a i l ' a n i m a sfiora, E l a g r i m a n d o r i d e la p u p i l l a . C o s ì l ' o c c h i o del sol sbeffeggia e i n d o r a V i a pe' c a m p i del ciel misericorde L a nube che u n a l a g r i m a d i s t i l l a . È facile vedere anche i n questo egregio esempio quanta cura e quanto sforzo mettesse i l Revere i n tornire i sonetti. La lode avuta fin dai giovani anni d i emulo del Foscolo g l i era divenuta p u n t o d'onore quanto all'architettura della compo– sizione. « U n mio discepolo, — scriveva egli nella prefazione d i Persone e ombre, — mise fuori i l pensiero, per illeggiadrire questa maniera d i componimento ( i l sonetto), d i vestirlo col c r i n o l i n o ; ma io non partecipo p u n t o alla sua opinione i n t o r n o a questo sciocco trovato » . U n poco imbustati, però, andavano innegabilmente anche i suoi sonetti. « D u r i » erano t r o v a t i , circa i l 1 8 8 0 , dalla critica che non fosse encomiastica. L'atteg– giato a orgoglioso ( « silenzi ebbi superbi ») si riscoteva i n quel tempo dalla lunga t a c i t u r n i t à e dava fuori i l suo Osiride e i suoi Sgoccioli. Vegliardo, solo al Prati, altro vegliardo, con– cedeva d i misurarsi con l u i d i sopra i l r i m b r o t t a t o mondo mo– derno. Quel brontolare da schive altezze non era nuovo nel Revere: già i n anni giovani la consapevolezza d i certa auste– rità che era nella sua fatica d'artefice aveva incoraggiato i n l u i la tendenza al sermone. Negli u l t i m i canti egli v i cede anche t r o p p o ; p u r nessuno p o t r à contestare che, quanto al costruire i l sonetto, com'egli l o intendeva, la lunga disciplina lo avesse fatto maestro. V i sono, del vecchio Revere, alcuni sonetti scul-

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