Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933
i 3 6 5 . Benco soldi d i companatico e a pavoneggiarsi nei vestiti del p r i m o sarto, p r o n t o sempre a disputare d i grossi b r i l l a n t i e d i costosi cavalli, passava con olìmpica indifferenza dalle braccia d i Fanny Sadowski all'arduo esercizio d i fare i l m o r t o sul mare dei debiti. « Revere è i l modello del cavaliere antico; m o l t o onore, nemmeno u n soldo » diceva u n informatore della Questura d i T o r i n o . L ' a p p r o d o f u alfine u n posticino che g l i diede la gra– titudine della nuova I t a l i a , i n u n M i n i s t e r o : n o n stimolato dal bisogno, i l poeta tacque per p i ù d i q u i n d i c i anni e parve muffito, con t u t t a l ' a c i d i t à verso i n u o v i tempi e verso le nuove forme dell'arte che sogliono tante volte accompagnare l'inerzia. M a u n viaggio i n E g i t t o , tonificante l o spirito, ne r a v v i v ò la vena, e l ' u l t i m o decennio della sua v i t a , dal 1 8 7 9 al 1 8 8 9 , segnò un'onorata, se non clamorosa, risurrezione. M e t t i a m o s ù b i t o da parte i d r a mm i storici del Revere, d'altronde s c r i t t i i n prosa, quel Lorenzino de' Medici, quel Marchese di Bedmar, quel Sampiero d'Ornano, che per qual– che anno piacquero ai letterati e talora anche al pubblico. I l Revere a v r à avuto una coltura storica, anzi d i m o s t r ò d'averla; ma la congelazione retorica e la falsità stilistica d i quei d r a mm i sorpassano ogni immaginazione. M i g l i o r e , anzi n o n pare nem– meno quello, i n alcune cose p i ù leggere del suo teatro, libere del sussiego della drammaturgia storica. T u t t a v i a u n poco sui t r a m p o l i stava sempre, e l'ostinato saltabeccare tra le g o l o s i t à del lessico e le fiutate d ' u n rapè toscano da tabacchiera cinci– schiata, guasta u n poco anche i l godimento delle sue fantasie vagabonde, Bozzetti alpini e Marine e paesi, dove son pure tante pagine agili, vive e davvero argute, specialmente tra quelle che n o n vogliono regalare a l l ' I t a l i a un'imitazione t r o p – po fedele dei Reisebilder d i Heine. Le sue prose p i ù belle, per vigore, per colorito e per giudizioso uso della fantasia, a me sembra sieno da cercare negli articoli del giornalista, dove la « lingua puntigliosa » e quei certi « m o d i d i dire che non hanno nulla da stringere con certi m o d i d i fare », n o n trovano campo da f r o n z o l i . L'entusiasmo per Heine, che a poco a poco si veniva impossessando anche d e l l ' I t a l i a , g i o v ò a sviluppare i n l u i u n senso del pittoresco che egli aveva da natura, forse dapprima troppo sacrificato all'ambizione d i modellarsi, come poeta, su la plastica severa e su l'accigliata fierezza del Foscolo. Questi fu i l nume della sua giovinezza. M a ad Enrico Heine è dedicato, nel volume Persone e ombre ( 1 8 6 2 ) , uno dei
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