Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

/ p o e t i della Venezia Giulia U 5 D e l suo poco partecipare all'azione del giornale letterario, i l Besenghi accagionava i l forte sospetto i n cui era tenuto d a l – l ' a u t o r i t à per i suoi precedenti d'uomo d'azione. P i ù vero è forse che egli era spesso lontano da Trieste, avvolto nelle ma– glie dei suoi t r i b o l a t i amori udinesi, e da u l t i m o , dopo i l suo definitivo r i t o r n o , inasprito e fatto scontroso e svogliato dalla sua infelicità d'amante t r a d i t o e messo alla porta. R E V E R E . Su t u t t o i l periodo della Favilla, durata fino alle soglie del Quarantotto, aleggiò, genio tutelare, venerato quanto i n nessuna altra parte d ' I t a l i a , i l Tommaseo. I l fatto d i questo grande scrittore italiano, d i questo sovrano padrone della ric– chezza della lingua, nato su la sponda orientale dell'Adriatico, doveva dare agli s p i r i t i non so quale maggior sicurezza del– l'esser loro e del non operare invano. T u t t a v i a una confidenza p i ù i n t i m a suscitava i l caro, ardente, popolaresco D a l l ' O n g a r o ; e alla sua facile poesia si ricollega quella, facilissima, del pa– t r i o t a e verseggiatore quarantottesco d i Visinada d'Istria, M i – chele Fachinetti. I l triestino che già ai tempi della Favilla m o s t r ò d i ma– turare alcunché d i p i ù robusto e p i ù nobile, fu Giuseppe Re– vere; ma presto se ne a n d ò a M i l a n o e p o i a T o r i n o , né t o r n ò p i ù a Trieste, se non col canto, negli u l t i m i anni della sua lunga esistenza. N a t o nel 1 8 1 2 ; burrascosa la prima m e t à della v i t a ; la seconda pacificata i n una quiete che non poteva n a t u – ralmente soddisfarlo, poiché era l ' o b l ì o . Le burrasche furono quelle del patriota d i s p i r i t i b o l l e n t i e del bellissimo uomo a v v i l u p p a t o negli amori; e u n incauto corteggiamento, si dice, f u quello che l o costrinse a lasciare Trieste. A M i l a n o b a z z i c ò i cospiratori; la sua fuga a Capolago, e d i là a T o r i n o , con l ' a i u t o dell'amico Dottesio, p u ò contare come la vicenda sua p i ù drammatica; nel ' 4 8 e ' 4 9 non m a n c ò all'appuntamento né a M i l a n o , né a Venezia, né a Roma, nelle tre solenni ore tragiche della libertà italiana, ma g l i fu negata parte notevole negli avvenimenti; riparato d i nuovo a T o r i n o , i l mazziniano v i fu conquiso, come t a n t i , dal conte d i Cavour. E i n t a n t o i l drammaturgo allora applaudito, l'elegantissimo gentiluomo povero, avvezzo a satollarsi con u n pezzo d i pane e pochi

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