Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

134 S. Benco sitamente elaborate sue lettere, egli tocca problemi e svolge spunti p r o p r i i a t u t t a la critica romantica, e i n o m i del Si- smondi, degli Schlegel, della sua adorata Staél i n prima linea ( « V o i conoscete la mia debolezza per questa donna i m m o r – tale che deve entrare per p a t t o almeno una v o l t a i n o g n i m i o scritto ») ricorrono f a m i l i a r i i n quelle pagine, l'argomentare è suo, indipendente, e spesso ha un'appassionata vivezza arguta. Notevole, i n questo scrittore d i purgato gusto, la difesa d i secentisti come i l T e s t i e come l o stesso M a r i n i . N é meno curioso l'argomento ad hominem contro g l i s c r i t t o r i d i parte classica, che negavano al romanticismo ogni p o s s i b i l i t à d ' i n – digenato i n I t a l i a : « Dante A l i g h i e r i , d i grazia, sarebbe poeta greco o latino? » . Pure aveva coscienza anche l u i che i l romanticismo i t a – liano non era né quello tedesco né quello francese. Si dibatteva, al p a r i d i a l t r i critici del suo tempo nel tentare d i definirne la d i v e r s i t à . Se avesse posto mente alla propria poesia, t u t t a echeg– giante del P a r i n i , d e l l ' A l f i e r i , del Foscolo, del Leopardi, avreb– be p o t u t o trovare i n essa u n valore d'esemplificazione: nella n o v i t à spirituale d i quei poeti doveva vedersi la nascita vera e legittima d i quanto era insieme italiano e romantico. Essi g l i i t a l i a n i n u o v i e c o m p i u t i d i u n ' I t a l i a non ancora fatta, ma già viva nella loro coscienza e nel l o r o anelito; e tale era anche i l Besenghi, e tale nasceva sotto i l nostro cielo la p i ù verace ge– nerazione romantica. I t a l i a n o i l Besenghi, come nessun a l t r o scrittore dei n a t i e vissuti nella Venezia G i u l i a prima d i l u i ; n o n venezianista come t a n t i i s t r i a n i rimuginanti l'abitudine del tempo passato. D i q u i l'importanza d i l u i nella storia del movimento spirituale della regione. E g l i ebbe, t u t t o sommato, poca parte nei fasti del gior– nale letterario La Favilla, che svecchiò la v i t a d i Trieste nel periodo precedente i l Quarantotto. M a era, insieme col capo– distriano A n t o n i o Madonizza, uno dei pochi g i u l i a n i d i au– tentico ingegno che figurassero tra i letterati v e n u t i a Trieste da varie p a r t i : l ' O r l a n d i n i , editore della Favilla, era veneto, i l D a l l ' O n g a r o trevigiano, A n t o n i o Gazzoletti trentino, A n – tonio Somma e Pacifico Valussi f r i u l a n i . N o n venezianisti, né l u i né i l Madonizza, né rossettiani, ossia p r o p u g n a t o r i d i ca– rattere e d i coltura nazionali sotto l'ala d e l l ' A u s t r i a ; bensì co– scienti che l'idea per la quale si viveva, si operava, si soffriva era i l risorgimento d i t u t t a la Nazione.

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