Pègaso - anno V - n. 1 - gennaio 1933

I 2 0 D . C l N E L L I , Mio padre f e r t o , m o l t o p i ù dello stile. T r a l o scrittore e i l lettore amico si stabilisce, insieme alla simpatia, anche un'intesa, u n pudore che quasi v i e t a n d i dire le u l t i m e r a g i o n i . . . . Sembra quasi che una stretta d i m a n o basterebbe. Mio padre appartiene a questa classe d i l i b r i . D e l f i n o C i n e l l i v i ha n a r r a t o la storia sua e della sua f a m i g l i a . Accorso nella casa paterna, a Signa, ad assistervi i l padre n e l l ' u l t i m a m a l a t t i a , C i n e l l i , d o p o t a n t i a n n i ha ripreso possesso della sua camera d i ragazzo, ha disposto i suoi f o g l i d i scrittore s u l l o stesso t a v o l i n o dove fece i p r i m i c o m p i t i e d i v i d e ora le sue n o t t i e le sue giornate ad assistere e confortare i l babbo m a l a t o e a rie– vocare i ricordi della v i t a passata. V i t a e r i c o r d i n o n s o l t a n t o suoi ma d i t u t t a la f a m i g l i a ; e l u i n o n sembra scriverli s o l t a n t o per sé, ma anche per i l f r a t e l l o Raffaello, per la L i n a , per la Gioconda, per la N e l l a , per la mamma m o r t a . . . . F r a t e l l i e sorelle sono cresciuti i n quella casa paterna, a Signa, v i c i n o alla fabbrica che i l padre (grande industriale della paglia, « p r i m o u o m o » d i questa i n d u s t r i a tra n o i ) , ha saputo levar su dal n u l l a fino a farne una fabbrica famosa. E i l l a v o r o per t a n t i a n n i a t u t t i comune, « la fabbrica », rese p i ù stretto i l l o r o v i n c o l o f a m i g l i a r e , g l i aggiunse u n a l t r o scopo e quasi u n ' a l t r a morale. A n c h e i v i a g g i e le lunghe d i m o r e dei due f r a t e l l i nei paesi l o n t a n i , i n I n g h i l t e r r a , nelle Americhe, per s t a b i l i r v i i raccordi d e l – l ' i n d u s t r i a , anche i m a t r i m o n i i l o r o e delle sorelle, e i figli n a t i e le nuove f a m i g l i e , t u t t o sembrava via via accentrarsi sempre alla « fabbrica », t u t t o far capo al vecchio padre, padrone e patriarca. « V i v e r e per le opere p i u t t o s t o che per i f r u t t i » ; questa era stata la sua morale nei t e m p i b u o n i come i n q u e l l i d i f f ì c i l i . E n o n bastò. P r i m a la guerra e p o i l o sviarsi del commercio, e le crisi incalzantesi del d o p o guerra, finirono per scrollare la fabbrica. N e g l i u l t i m i a n n i , m o l t i g l i operai l i c e n z i a t i d a g l i s t a b i l i – m e n t i d i Signa, e m o l t e le macchine ferme. E forse f u questo r a p i d o deca– dere del suo l a v o r o a dare i l t r a c o l l o alla operosa vecchiezza del babbo. Ora i l babbo è l ì m a l a t o , nel l e t t o della stanza accanto, che si cruccia e consuma tristemente le u l t i m e forze e le u l t i m e giornate della sua v i t a . . . . I l disegno e i l r i t m o del l i b r o si alterna su questi due m o t i v i ; la pietà d ' o g g i , l o s t r u g g i m e n t o per i l babbo triste e i n f e r m o , e l ' i m p r o v – viso ritorno su d a l l ' i n f a n z i a e dalla giovinezza delle i m m a g i n i serene. Dice C i n e l l i : « V i è una misericordia della memoria, come u n per– d o n o del passato, che fa sì che andando i n là con g l i a n n i , i ricordi si spogliano dell'amarezza e del rancore, e persino i d o l o r i d i v e n t a n o b e l l i a riviversi ». M a n o n basta. L a memoria questa v o l t a ha una sua p a r t i – colare pietà nel trattenere i l figlio nei b u o n i r i c o r d i , quasi a precludergli la pena d i oggi. N e l ricordare d i C i n e l l i si sente a v o l t e u n v o l u t o i n d u – g i o , anche u n sottile divagare, come chi d o r m a e, prossimo al risveglio triste, trattenga i l sogno. I l t i m o r e del presente ( i l padre che si aggrava nella stanza accanto) fa p i ù patetici i r i c o r d i , dà l o r o quasi u n accento d i i d i l l i o . Le pagine artisticamente p i ù belle del l i b r o nascono i n questa disposizione; e sono quelle dove C i n e l l i ricorda g l i a n n i del collegio a P r a t o e le visite dei g e n i t o r i ; e a Signa le passeggiate solitarie della mamma la sera, verso l ' A r n o ( « era una creatura i s t i n t i v a , schiva, s o l i – taria. Si vantava sorridendo d i n o n aver f a t t o m a i una visita i n v i t a sua. N o n si poteva adattare a far b u o n viso a chi n o n le piaceva.... Prender g i ù per i poderi su A r n o . . . . L a mamma era per la sua v i o t t o l a , sola,

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