Pègaso - anno V - n. 1 - gennaio 1933

Ricordo di Augusto Mura 1 0 1 cane o nel c o n i g l i o ne offende poco e transitoriamente la m o t i l i t à mentre la stessa lesione produce s u l l ' u o m o un'emiplegia permanente. « Sarebbe difficile immaginare u n esperimento, le cui c o n d i z i o n i fossero p i ù sempli– ficate; l i m i t a t a l'offesa alla stessa parte, indifferente la q u a l i t à dell'offesa, purché sopprima l'azione d i questa parte. Già se al cucchiaio dello speri– mentatore o del c h i r u r g o , asportante una zona d i corteccia cerebrale, sosti– t u i a m o dei c o l p i d i martello sul cranio le differenze crescono : i l porcellino d ' I n d i a diventa epilettico, non g l i a l t r i a n i m a l i . Quale d i queste due ana– logie deve valere per la patologia umana? Nessuna delle d u e : che dei t r a u – m i al capo possano favorire l'epilessia umana n o n è d u b b i o , ma i l caso è rarissimo mentre nel porcellino d ' I n d i a è o v v i o : nei casi rarissimi d i epi– lessia u m a n a , d a t r a u m i è forza ammettere c o n d i z i o n i p a r t i c o l a r i preesi– stenti ». , Quest'esempio e t a n t i a l t r i analoghi servono i n o l t r e al M u r r i per una critica al p r i n c i p i o d i causalità i n cui egli precorre e oltrepassa la fisi– ca odierna. Com'è naturale, i n l u i n o n c'è traccia del p r i n c i p i o d i Heisen– berg ma egli arriva nel campo medico alla stessa negazione del p r i n c i p i o d i causalità, inteso alla maniera d i Laplace, a cui è a r r i v a t o Heisemberg. M e n – tre Laplace credeva che se si potesse conoscere l o stato dell'universo i n u n certo m o m e n t o t u t t i i fenomeni f u t u r i sarebbero conosciuti, M u r r i dice : « I o n o n posso sapere quel che sarà : e se u n o l'afferma, fosse anche P a w l o w o Laplace, n o n ci crederei, perché l'avvenire è a t u t t i chiuso ». I l cucchiaio e i l m a r t e l l o h a n n o s o l t a n t o una parte nella genesi della m a l a t t i a ; l ' a l t r a parte, che è la preponderante, è messa d a l l ' a n i m a l e . Le martellate producono nei diversi a n i m a l i una m a l a t t i a così lieve che spesso pare inesistente mentre nel p o r c e l l i n o d ' I n d i a che è predisposto mag– giormente all'epilessia la m a l a t t i a assume sempre una certa g r a v i t à . A n – che i n i n d i v i d u i della stessa specie una stessa causa p u ò produrre effetti m o l t o d i f f e r e n t i . N e l l ' u o m o , per esempio, i l trauma del capo p u ò produrre n o n solo l'epilessia ma la nevrastenia l'isterismo e varie altre m a l a t t i e ; u n incendio o u n terremoto possono p r o d u r r e i l diabete, l'annerimento d i t u t t a la pelle, l ' i n s o n n i a , la paralisi. Questi f a t t i , — sostiene giustamente i l M u r r i , — n o n possono spiegarsi se n o n ammettendo che l'azione esterna n o n è t u t t a la causa ma solo una parte e che nella causa si deve compren– dere anche l'organismo. I l clinico n o n deve dunque accettare ciecamente ciò che l o sperimentatore ha osservato nell'animale. Si t r a t t a sempre d ' i n – d i z i che possono offrire delle p r o b a b i l i t à ma n o n la certezza. N é le malattie i n f e t t i v e costituiscono un'eccezione. U n a cultura d i m i c r o r g a n i s m i p u ò essere l'occasione o l ' o r i g i n e ma n o n la causa d i una m a l a t t i a . « L a m a l a t t i a non sta t u t t a nell'agente penetrato nel c o r p o : sta anche sulle m o d i f i c a z i o n i organiche che i l corpo ha subito. E poiché queste v a r i a n o n o n solo secondo la specie dell'animale, ma anche secondo g l i o r – gani d e g l ' i n d i v i d u i , ma perfino secondo la parte d i u n organo stesso, l ' i n – ferenza d a l l o sperimento alla clinica n o n è valida se n o n dopo aver v e r i f i – cato che le c o n d i z i o n i sperimentali sono uguali alle c o n d i z i o n i cliniche » .

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