Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

' 726 M. Moretti faticava a reggersi in piedi, a puntellarsi sulle poche idee, essendo gl'interlocutori alquanto nervo!'-i e distratti. Quasi di soprassalto la vedova fa: - Ora prendete il vostro solito bicchierino. Anita, porta la Chea. - Anita, zitta, ritornò con la Chea. Da quella sera il pensiero del contrabbasso e del professore -occupò meno piacevolmente mamma e figliola; la curio-sità dello strumento e del giovane cresce cresce cresce e [)Oi sbocca in appren– sione, in paura, finisce in leggiadro malessere. Evarào era un ra– gazzo un po' strambo, per colpa, - si sa, - della musica. Come« si sa Jl ? Chi lo sa? E perché lui aveva rifiutato all'ultimo momento di suonare l' Ernani a Bagnacavallo? E non c'era da temere che il professore, entrando in questa casa priva di strumenti musicali, fa– cesse una smorfia e finisse per con~igliare suo padre ùi non tornarvi, non mandarvi doni di pesci, ché non ne valeva la, 1peua, anche se la, ragazza si trastullava con l'Iliade, l'Eneide e gli eterni libri d'i scuola? Il giorno dopo, a pomeriggio avanzato, all'ora stessa che il loro amico veniva col [)esce o mandava Chilazz col canestro, le due donne ebbero una sorpresa che mancò poco non le tramortisse. Chilazz venne avanti, anziché con cèfali e orad'e, col gigantesco liron su le spalle. Pareva quasi che quel diavolone di contrabbasso, chiuso nella sua custodia simile a un baule spettacoloso, coi segni. della ferrovia, non potesse passar dalla porta; lo stesso andito era troppo stretto; il tinello si rimpiccioliva, gli altri mobili si restringevano come impermaliti, la, casina stessa diveniva più fragile all'arrivo inatteso •d'un ospite di tanto riguardo, peso e volume. La vedova chiese spiegazioni al garzone con una dolcezza e timidità remissiva; quell'ignorante non sapeva nulla di nulla. - Avrete concerto, - rispondeva quell'ignorantaccio facendo uscire di prigionia il pau– roso strumento, secondo gli ordini ricevuti, e chiedendo che le due donne ammirassero il solo liron d'el paese, che valeva una conserva o una casa. Ma quando il professore entrò accompagnato dal padre, non de– gnò nemmeno d'uno sguardo il costoso liron che valeva una con– serva o una casa, come se non gli appartenesse è non· lo avesse mandato avanti a far da staffetta. Vestiva correttamente di nero (un abito che arieggiava lo smoc), portava scarpe di vernice che abbarbagliavano, era regolarmente [>allido e amaro, era regolar– mente spettinato. I suoi capelli lunghi e fantasiosi come un nido di serpi dicevano che i musicisti figli di pescivendoli sfidano i grandi concertisti per l'irregolarità della chioma. Come tutti i suoi pari, era « piuttosto brutto, ma interessante Jl e perciò viso lungo, fronte alta, naso volontario, mani accurate. da musicista, strane, intermi– nabili, da far pensare alla morte. BibliotecaGino Bianco

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