Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
702 S. Rapisarda terreno come sempre, e raddoppiò la dose di timo e di tiroide. Era, quasi mezzogiorno, e nel pomeriggio, essendo sabato, egli non sa– rebbe tornato. Ma alla sera migliaia di tarme formidabili e affa– matissime si agitavano turbolente nel laboratorio in cerca di una prea:a. Non si creda che fra i gatti le cose avvengano tanto facilmente come qualcuno con leggerezza ha affermato. Anche fra i gatti, come fra gli uomini, ci son femmine lazzarone che si danno al primo che ca1Pita, ma-ce ne ,sono altre che si fanno desiderare. La gattina di Trombetta era di quelle che si fanno d~siderare mol– tissimo. Ma Trombetta ,sapeva attendere. Se la sorte maligna invece di farlo nascere gatto l'avesse fatto nascere uomo, sarebbe stato un grand'uomo, uno di quegli uomini cioè che lascian maturare gli avvenimenti (i grandl'uomini son questi) per coglierne i frutti mi– gliori. Ma per venire al mondo aveva imbroccato una via sba– gliata, il seno di una, gatta, con le stesse probabilità di vita con cui un altro invece imbrocca un seno di donna e così nasce uomo. Egli era nato gatto e non poteva far nulla di notevole benché avesse qualità eccellenti. Anche lui aveva il suo destino scritto. La gattina in fondo, benché strafottente, non aveva occhi che per lui. E bisognava, vedere con che fissità lo guard'ava quand'egli era lontano. Un'infinità di cose in lui le piacevano, benché non se ne rend'esse conto. Era una serie di emozioni che la sua memo– ria conoscitiva registrava appena, ma che si scolpivano profon– damente nella sua ca,rne e nei suoi nervi; sì CO!lleun'orma da se– guire per i figli che sarebbero venuti. Erano ,questi i madornali salti di Trombetta, il suo ipelo meraviglioso, ma sopra tutto il suo stra.no miagolare in una tonalità molto bassa mentre faceva le fusa correndole vicino, sì che pareva un fantastico latrato di vo– luttà e di gioia. Nessun gatto simile c'era nei dintorni, Iié ci po– teva essere. Trombetta non mancava mai agli appuntamenti, i taciti ap– puntamenti degli animali che si ritrovano senza esser.sii detto nulla. Ma non si .sbottonava troppo, non faceva troppo l'ardito. Egli attendeva con la ferma e tranquilla sicurezza con cui al tempo d'ella vita vagabonda aveva atteso i topi e gli altri piccoli mam– miferi eh.e dovevano satollarlo, o gli uccelli che non erano rubba– stanza fulminei !Per sfuggirgli. E quella doveva essere certamente, - egli lo sentiva, - l'ul-– tima sera di appuntamenti platonici. Lasciò la gattina perché un. gagliardo appetito lo stuzzicava, e poi essa resisteva ancora. Tornò a casa d'ove il pasto lo aspettava (dieta N° 27 con cisteina, vita– mina K, acido nucleinico), mangiò, e s'addormentò subito per· BibliotecaGino Bianco
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