Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

Il gatto tarmato 697 ria, d'à il tono a tutti gli affetti, pervade tutte le più intime fibre del loro organismo come le pervade il ricordo dei movimenti che– .si ripetono continuamente nella vita. L'amore per la femmina e per i figli lo ereditano dai padri, dal genio della s;pecie e si man- . ' tiene solo per quanto è utile alla specie. Vamore all'uomo in essi viene da più alto, per misteriosi fenomeni che non si conoscono, e· muore solo col loro morire. Però, più che la perdita della felicità antica, ciò che angustiava Trombetta era la mancanza di una felicità presente. Un gatto di tre anni, senza moglie e senza bambini (e pazienza- .questi) non può aver pace. Ed egli era privo dell'una e degli altri. Nessuna gatta voleva saperne di lui. Tutte lo fuggivano con or– rore, o lo mordevano crudelmente quando tentava qualche audacia. Eppure nessun gatto era forte e agile come lui, nessuno a,veva la suprema eleganza di linee ch'egli aveva, nessuno aveva il suo por– tamento. In certe notti ,di luna, quando tutto il popolo felino si ritrova per le nozze, egli aveva fatto battere il cuore di tutte le femmine coi suoi balzi spaventosi: erano tremendi salti ad arco di cerchio da un tetto all'altro al di sopra di una stra,da spro– fondata nel buio. Nessun gatto aveva mai osato far una cosa simile. Egli li faceva quasi con noncuranza, come un'esplosione necessaria della sua, forza e della sua vitalità. Le gatte si senti– vano soggiogare da quella forza merwvigliosa, e molte volte eran loro a cercarlo : ma appena vicine si allontanavano subito da lui e si d'avano in ipreda, agli altri, ai deboli, ai vili. Trombetta era rognoso, terribilmente rognoso. E con la rogna che gli rodeva il pelo c'era la solitudine che gli rodeva l'anima. Era diventato così dal tempo della sua fuga_da casa. Una gattina, ip. quel tempo, una gattina che sapeva miagolare come nessun'al– tra, in una notte di febbraio lo aveva chiamato. Un balzo, ed eccola raggiunta. Ma, essa già fuggiva con la coda bassa e il muso che sfiorava terra. E via, e via, su per le scale, in un !;Olaio, roi in un altro e in un altro ancora. Poi, attraverso un abbaino, sul tetto inond'ato di chiaro dì luna, dove le ombre dei camini si allunga– vano interminabili simili a enormi cose vive in agguato. E via e via, da un tetto all'altro, da una casa all'altra in una fantasma– o·orica corsa che non terminava mai. Pareva una beffa. Trombetta "' si fermò e si sedette sulle zampe di dietro. La gattina si volse a o-uardarlo e si fermò anche lei. Attese un momento, poi miagolò o con tutta la dolcezza del suo corpo giovane e non ancor del tutto formato. E Trombetta riprese l'inseguimento, l a corsa s ilenziosa nella luce luna1;e- che deformava le imagini e crea.va allucina– zioni. Poi, repentinamente, a una .svolta, dietro a un immenso camino la O'attina scomparve e Trombetta non la vide mai più. ' "' Egli s'aggirò intorno disperato, la chiamò con voce supplichevole~ BibliotecaGino Bianco

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