Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
680 *** sostavo sulla porta indeciso aspettando un incontro quàlsiasi che m'avesse obbligato ad allontanarmi o a salire. Un giorno un gatto giallo con un grido d'uomo m'attraversò, il passo, all'indomani tre operai mi si strinsero intorno minac– ciosi; uno, di sbieco, forò la neve con uno S[()Uto nero. Nel vicolo stretto,· rinchiuso, la neve è ancora molle. Spesso è liscia, intatta. Allora mi volgo a guardar la traccia dei miei passi. Cerco sopra di essa il corpo invisibile d'un compagno. Giro su me– stesso, vado innanzi e indietro rapid'o, e mi pare che il vicolo se– minato ora dl'orme leggere e profonde si sia riempito di gente e– aspetto che una delle quattro porte s'apra curiosa e che una voce– mi chiami. Una voce rauca. Alzo il bavero della pelliccia. Ohe, silenzio, che caldo. Le orecchie ovattate ,s'emipiono d'un ronzio di vfolini. Il vicolo ritorna vuoto, ma non mi stanco d'aspettare. Aspettando così, ho incontrato :finalmente Ivan -Simeonovich. Spuntava dall'angolo. Grande, ,scolpito, veniva verso di me senza vedermi. Gli soffio negli occhi : - Buona sera, I van Simeono– vich. - Risponde come mi conoscesse d'a tanto: - Buona sera,, Gregorio Ivanovich. - I nostri fiati si mescolano nel saluto. Gioconda ha aperto la porta. Ivan fruga sotto il grosso pa– strano da soldato, getta sul pavimento uno storione gelato che· suona e rimbalza come fosse d'acciaio, poi batte il pugno sulla tavola e lo lascia lì come non fosse suo, rosso villoso. Bestemmia e– ride. Guarda i -seni di Gioconda e dice : - Viene il fred'do, du– scinca, dovrai riscaldarmi. - Tira fuori dalla tasca interna della giacca una bottiglia di vodka e ne beve tre sorsate, poi la passa a– Gioconda: - Bevi. - Gioconda fa cenno di no. Egli la guarda. con gli occhi gia-lli e luci-di come topazi. Poi gira intorno alla ta– vola ridendo convulso, sussultando come l'avessero accoltellato, alle spalle. Cerca gli occhi di Luisa, si vede che vuol farle una domandla,. ma cambia idea e dice con tono che rimane interrogativo: - T'ho, portato uno sterlet di prima, lo mangeremo d'omani. A me, punta le mani sul petto, m'allontana per tutta la lun– ghezza delle sue braccia, mi chiede scherzando : - Ohe ne dici della nostra rivoluzione ? Una cosa grande. Vi faremo piangere. Intanto Gioconda s'è messa a rammendare uno. stra,ppo nel pastrano di Ivan. Lavora in silenzio e i capelli neri le si allentano, sulle tempie a ogni colpo d'ago. Con quel suo viso a fossette Pagliari sembra sempre felice. La sera, prima di uscire, :fischia un motivo dJ'opera mentre si fa ·1a harba, mentre si lucida le scarpe. Sempre gli stessi gesti. Per ultimo bacia Luisa sulla fronte e fa scivolare in tasca la rivoltella" BibliotecaGino Bianco
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