Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
672 L. Chiarini con una donnina in piedi su un cuscino di velluto, uno strano cap– pello di fata a cartoccio e certe scarpine gialle aguzze, nell'atto di filare con una lunghissima rocca. Emilio De Marchi mandava un suo studio sulla Gente inutile ; e Arturo Graf si compiaceva del programma apparso nel primo nu– mero e trovava che « tre giornali così fatti (Fanf'ulla - Domenica Letteraria e Fracassa) non possono in nessun modo sussistere : uno deve butta.r giù gli altri due, e quest'uno, [)er molte ragioni ha da essere il suo)). · Il Nencioni, invece, che allora collaborava al F'anfulla, scri– veva: Il tuo programma non mi dette nessun terribile spa·vento. Trovai incauto e, quel ch'è peggio, inutile, quella dichiarazione di guerra e quella sfida. Mi parve anche che tu dessi una patente d'incapacità an– che a me, che pur diressi il Giornale, con e dopo il Martini. ... Ma spa– venti - perché e di che? _:_ Io non sono n,é permaloso né pauroso. E quando credo di dovere rispondere e che la migliore risposta non sia il silenzio, non m'è difficile mettere les rieurs de man coté, perché se la natura mi ha favorito in qualcosa è nella vena umoristica. E ne ho date le prove .... Eppoi la scrittura neretta di De Amicis, la calligrafia in punta di penna e ghirigori .di Arrigo Boito, quella slanciata e chiara di Pasquale Villari: ci sarebbe per un grafologo materiale enorme. E ci sono gli a-nonimi c'he mandano versi, che protestano, che pole– mizzano. Una lettera dice: C'è un nuovo collaboratore il quale desidera debuttare sulla Do– menica del Fracassa. Egli ha fatto due articoli da 3 colonne l'uno, esat– tamente computate le linee e le sillabe della 2• colonna della pag. l' della Domenica del Fmcassa in data 4 gennaio 1885. Il collaboratore è un po' giovane (25 anni) ed è quella che presenta, la sua prima prosa. Ha qualche pretesa come d'un dnquanta lire per articolo, se il Fracassa se li sente di spenderli, ma se 20 e 25 e 30 lire si pagano altri articoli, pare a me che 50 si possano spendere per lui, che si chiama l'abate Vincenzo Monti. La sua prosa è inedita ed ha per titolo: Saggio sugli amori dei letterati (1779). Il Monti non ha bisogno per sé delle L. 100, ma per il suo biografo, il quale si trova in debito di L. 450 verso l'edi– tore e non sa come·racimolarle. Il biografo era il Dott. Leone Vicchi, cultore di stud'i montiani, che aveva stampato in quell'anno un'opera intitolata: Vincenzo Monti J le lettere e la politica in Italia (1750-1830). Ed ecco in una lettera al Chiarini lo sfogo del Carducci contro l'Amministratore non troppo sollecito nei pagamenti: Attendi a farti pagare. ché perder tempo e fatica per i begli occhi della letteratura italiana, massime periodica, più che sciocchezza, sa- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy