Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

<< La Domenica del Fracassa » 661> fermezza del suo carattere, per la prepotente italianità fu vittima d'elle ·persecuzioni austriache e scontò dieci anni di lavori forzati con ferri pesanti, mentre un suo colll[)agno, il Dottesio, veniva condannato a morte; rei, entrambi, di aver diffuso un manifesto d 1 prestito italiano di Giuseppe Mazzini e di non aver voluto ri– velare i nomi ,di quanti vi erano implicati. Le M emorfo del Maisner furono pubblicate da un amico dopo la sua morte, ché il modesto eroe non aveva mai voluto darle alla stampa in vita, uon ritenen– dole degne. Scriveva, dunque, il Chiarini : E vorrei che specialmente i giovani le leggessero. Ogni speranza della Patria sta nella gioventù: sono propri della gioventù l'ammira– zione e l'entusiasmo per tutte le azioni e le opere belle, nobili, generose. Io non dico che questa ammirazione e questo entusiasmo manchino nei giovani d'oggi: dico che noi non abbiamo fatto quanto si doveva per educare e svolgere in essi cotesti naturali sentimenti; dico che l'am– biente nel quale i nostri giovani sono cresciuti e crescono non è fatto davvero per accendere e mantenere vivo nell'animo dei nostri figliuoli il culto della virtù .... Aveva il Chiarini, tra l'altro, rimproverato ai giovani di fay troppa p olitica. (La gioventù studentesca che in quegli anni po– ipola.va le aule universitarie faceva effettivamente della astratta politica repubblicana o socialistoide). E al Bonghi che invitava i giovani alla politica, il Chiarini ribatteva: Con tutta la riverenza che ho per l'on. Bonghi, io sono d'opinione perfettamente contraria alla sua: io non credo che oggi come oggi sia bene che i giovani sì occupino di politica. La politica italiana sta mo– ralmente e intellettualmente troppo in basso, si che la gioventù nostra, tuffandocisi, possa uscirne migliorata di pensieri e di sentimenti.. .. Forse da qui a cinquanta ·o cento anni (la storja ha camminato con passo più c_elere di quello ohe il Chiarini rwn pensasse), se la buona stella d'Italia vorrà che il carattere degli Italiani si ritempri, non saprei dire per quali nuove e dolorose vicende, ed assurga di nuovo agli antichi ideali della Patria, ideali di virtù, di dovere, di abnegazione, forse allora la gioventù potrà, occuparsi utilmente di politica e impa– rare qualche cosa di buono alla scuola dei padri. Finché la scuola è cattiva, il miglior consiglio che si possa dare ai giovani è di far forca. Ho riferito più sopra i nomi dei collaboratori del giornale. Fe– delissimi furono Giosue CaI'.ducci e Renato Fucini i quali s'erano impegnati a non scrivere che per il Fracassa. Del Carducci ap– parvero sul giornale varie poesie (e forse non è inutile, per gli studiosi della poesia ca,rducciana, accennare a qualche variante tra la IPrima pubblicazione e quello che fu poi il testo definitivo). Nel primo numerQ, come ho già detto, fu pubblicata l'ode Presso l'urna di Percy Bysshe Shelley che nel testo primitivo aveva a.I 6° verso un aggettivo, - « Pone l'ardente Clio su 'l monte d'e' secoli il ibliotecaGino Bianco

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