Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932

768 H. BREMOND, Histoire littéraire du sentiment religieux en France mystique à, l'humanité tout entière ». Abbassamento di barriere, il cui frutto non credo sarebbe abbondante. Possibilità mistiche, come pos– sibilità poetiche, ci sono in tutti gli uomini; ma, in realtà l'attuazione è privilegio di pochi : i mistici veri e grandi si contano e così i poeti veri e grandi. Non voglio discutere qui la teoria del Bremond (ci sarebbe molto da dire!), ma credo che sia difficile illuminare e i poeti coi mistici, e i mistici coi poeti, perché l'azione creatrice degli uni e degli altri sfugge a qualsiasi presa di possesso teorico. Per questa stessa ragione sono deboli tutte le estetiche e le teorie del misticismo. Ho soltanto sfiorato alcune delle idee del Bremond, che più possono eccitare la discussione. Resterebbe da· dire sul gusto e l'arte dello scrit– tore; meglio che con un discorso si può fare con qualche, magari bre– vissima,, citazione. Ecco un profilo morale ed intellettuale dell' Arnauld : « Un si beau raisoneur, un dialecticien, un grammairien, un géomètre, un théologien capable de continuer Descartes, de fa.ire la leçon à Ma– lebranche, d'embarrasser les jésuites et de pulvériser Jurieu. Arnauld un syllogisme vivant; bien mieux, un syllogisme casqué, hérissé, ne craignant personne, décidé à vaincre par tous les moyens. Mieux: en– core, un syllogisme religieux et meme devot. Si vide, si peu chrétien qu'il soit en réalité, son christianisme lucide, savant, eloquent, guerrier, nous en impose. Il faut un e.ffort pour lui demander ses titres, pour le comparer à l'idéal évangelique >>. T·rattando del falso sublime in Chardon, Bremond mette le cose a posto anche per alcuni moderni : « lei peroe déjà et se gonfie oette dan– gereuse tentation à la.quelle peu d'amplilicateurs savent résister: la fascination du climax de la ,surenchère et du faux sublime. Pascal, jamais; Bossuet, plus que rarement; Lacordaire, quelquefois; Hello, souvent; Léon Bloy, toujours >>. Ma ogni citazione di Bremond ne richia,merebbe parecchie altre: la 1finezza di giudizio è continua; l'humowr pronto, la tessitura dei periodi è serrata, la sua conoscenza dei poeti francesi e inglesi molto ricca, le letterature religiose europee gli sono familiari. Ironico Bremond lo è spessò, sarcastico ogni tanto, ma non è mai crudo; e se qualche volta di– segna calcato o colorisce un po' troppo, anche nel maggiore ardore po– lemico non si compia,ce della caricatura atroce, che deturpi il corpo o l'anima. Non troviamo mai in lui una smorfia di disprezzo per gli uomini. Conosce i mali di quaggiù e non si scandalizza mai; -scusa le debolezze umane, sempre affermando una netta differenza tra il bene e il male; odia la rettorica in poesia come in religione; odia la falsità in arte. Nel considerare l'umanità agente egli stesso si purifica, e dise– gna su vastissimi piani e con entusiasmo questo nostro mondo, che, attraverso la catarsi del lavoro, dell'arte e della religione giungerà a quel Dio che in terra i poeti presentono e i mistici conoscono. ARRIGO LEVASTI. UGo OJETTI, Direttore responsabile PINI'Ro PANCRAZI, Segretario d,j_ redazione Stabilimento Tipogra,fico Enrico Ariani, Firerite. BibliotecaGino Bianco

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