Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
750 U. NEBBIA, Arte navale italiana conosce tanto della vita di bordo, da poter riuscire a spierarsi logi– camente molte cose della vecchia Marina. Onde, per la preparazione e la informazione larga, e vivendo tra musei e monumenti e libri d'arte, il Nebbia ha potuto ,svolgere molto bene il compito prefissosi e presen– tarci un volume simpatico in cui la materia, che è bellissima ed attraente per tutti, viene trattata con sobrie sintesi ma con notevole larghezza di illustrazioni. Vuole essere questa una rapida storia della Nave italiana, ma non una ,storia della tecnica costruttiva o della evoluzione della nave se– condo le ragioni militari o mercantili; le documentazioni per questa opera sono cercate sempre e soltanto tra le opere d'arte e nei pezzi di museo e quindi, come lo stesso Autore s'era prefisso di fare, una sorta di rassegna estetica e tutta esteriore: la storia dell'aspetto della nave negli ultimi quattro secoli di remi e di vela. Forse, per rimanere meglio aderente alla materia, -un più esatto ti– tolo sarebbe stato: Le Nwvi nell'arte italiana, chè il libro si direbbe scritto principalmente per amatori di cose d'arte, per ·es,tetizzanti, ri– fuggendo, come rifugge, da ogni esposizione didascalica, da ogni inda– gine sui problemi che portarono ai vari stadi di evoluzione, - e quindi anche al mutar dei caratteri esteriori, - da ogni definizione o schema ehe valga ad introdurre i non iniziati nel vasto mondo ancor tanto sco– nosciuto delle antiche navi. ,S'ha da dir subito che, 8/ssegnando così al- 1'opera un limitatissimo compito, la si è relegata in una sfera ristretta di lettori e le si è tolto il più bel merito che avrebbe certo avuto se fosse stata invece opera di divulgazione. Forse qualche lettore finirà col doversene stare col vocabola,rio alla mano e con ben salda pazienza, dato che l'autore discorre fitto fitto di sciabecchi e barze, di navi e caracche, di galeoni e fuste e, a tenergli dietro, qualcuno che non ricorda .subito tutto di tanti tipi di navi, dovrà fare il fiato g-rosso. Ad ogni modo, anche nella fatica, se n'ha un vivo diletto. Solo, a scorrerlo questo libro, non ci si può sottrarre al fascino della stessa materia trattata e, 'Per via di suggestione, si è portati a rievocare pe– riodi fra i più gloriosi della nostra vita sul mare, si è portati a rivivere in quell'ambiente e con quello spirito marinaro che in altri tempi ani– mava un po' tutti qui da noi. Quando anche pittori, scultori e poeti conoscevano il mare e le navi, ne erano appassionati e ne pa::-lav-ano e · le ritraevano con fedeltà e amore sorprendenti. Basti il Carpaccio per tutti. Autorità massima e indiscutibile in materia, - lo si direbbe il fotogrn,fo navale dei suoi tempi, - tanto che •si finisce col ricorrere ai suoi quadri ovunque si discuta di navi quattrocentesche. Ora abbiamo qui riunite tutte le navi che il Garpaccio dipinse e ne abbiamo, preziose per confronti e ricerche di particolari d'ogni genere, tante e tante altre, dal Quattrocento all'Ottocento, ·e per ogni tipo di nave e per ogni regione d'Italia. Peccato che, tipograficamente, il libro lasci molto a desiderare e che le riproduzioni poco nitide tolgano molto alla bellezza dell'opera. Già nel fotografare i pezzi qualcosa si poteva far meglio, anche perché bi– sognava tener presente che la « leggibilità >> della riproduzione è re– quisito importantissimo per simili cose. BibliotecaGino Bianco
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