Pègaso - anno IV - n. 12 - dicembre 1932
U. NEBBIA, Arte navale italiana 749 rattere quaisi internazionale e che basta quindi riferirsi alle analoO'he straniere per la cronologia. Un po' per attaccamento alla traclizio 0 ne, molto per ,speciali condizioni meteorologiche od idrogratiche o mercan– tili, siamo rimasti gli unici mediterranei con forme nostre di scafi attrezzature e vele; e quando abbiamo imitato navi straniere lo abbiam~ fatto con adattamenti e modifiche sulla via percorsa dagli altri. La stessa Spagna, che si era tenuta la più prossima a noi, si indirizzò diversamente, subito dopo la .scoperta dell'America, ed ebbe navi da Oceano e quindi affini alle inglesi ed olandesi. Ora poi, anche per gli studiosi di cose di arte, cominciano a sorgere in questo campo veri e propri problemi professionali, che vanno affron– tati con preparazione e col sussidio di documenti. Si stanno ritrovando, un po' dovunque, vecchi modelli di navi che sono pregevolissimi per il loro doppio valore artistico e tecnico, ma che, abbandonati per anni ed anni in cantine e soffitte, hanno bisogno di cure di ogni sorta perché sia almeno garantita la loro conserrnzione. È il caso dei dieci modelli di navi già nelle soffitte del Museo Civico a Bologna, dei quattro già nelle cantine de\ palazzo Riccardi a Firenze, dei dieci dimenticati in un retrobottega cli un negozio di ortaglie a Ge– nova. Storia degli ultimi tre anni e tutto materiale del più alto in– teresse. E per di più è sopravvenuto, coi tempi di abbondanza, di estetismo e di esotismo del dopo guerra, insieme con la moda del mobile antico e pseudoantico, anche la moda delle vecchie navi. È vero che così è aumentato di molto il numero delle persone che guardano con benevola curiosità a queste cose ma, in compenso, le acque si sono intorbidate parecchio. Un po' per la smania e l'impreparazione dei collezionisti no– vellini, molto per la superficialità con ]a quale si è accettato di tutto in materia, s'è mescolato il materiale documentario con quello grosso– lanamente figurativo, e, contribuendo anche la pubblicità a diffondere le immagini più false ed inverosimili, si è finito col creare una figura ste– reotipa della Nave antica che è veramente amena. È quella che ora corre, ovunque, in decorazione; quella che le signore dipingono o fanno dipingere sui grandi paralumi di carta pergamenacea, quella che un grande magazzino emporio, - il « Bon marché » di Parigi, se non sba– glio, - ha sparso pel mondo con dei modellini, costruiti in serie per tutte le borse ma tutti del pari assurdi e affini alla Nave qna,nto un'ara– gosta è prossima ad un delfino. Però un merito almeno l' ha avuto questa moda : se non altro ha fatto sorgere anche una moTl.esta letteratura, pei bisogni di tale pub– blico di appassionati, ed un po' di lume si è incominciato a fare sul– l'argomento anche fuori della ristrettissima cerchia degli iniziati alla archeologia navale. A pubblicare uno di questi libri siamo giunti per ultimi in Italia, ché soltanto ora esce un volume, sull'« Arte Navale Italiana» scritto dal Dott. Ugo Nebbia, della R. Sopraintendenza al– l'arte del Veneto, il quale, appassionatosi a tali studi, ha cercato, ha visto .s'è fatto una coltura in materia e, cosa ancora più notevole, ha comi~ciato a far capolino pian piano nel mondo dei marinai, sicché ~crive con sufficiente esattezza e sa tanto della terminologia nautica, e BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy