Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
578 D. Valeri Tregua alle meditazioni. Si avanza su l'altra riva una schiera dri. oche stupende, che spiccano candide sul verde e giovanilmente starnazzano con gran fremito di penne ed alti clamori. Ci vedono, ammutoliscono, s'arrestano d'un tratto, in bella ordinanza, of– frendoci il petto, ma volgendo il capo ora a destra ora a sinistra, tutte ad un tempo, con finta noncuranza: il piocolo occhio resta fisso sul nemico, pronto a coglierne ogni più lieve movimento. Dopo !POCO .si fa avanti il papero: cammina male, come se strascinasse ai piedi un paio dì ciabatte troppo larghe, ma spira, ciò nonostante, :fie– rezza e maestà. Giunto sul ciglio, agita le grandi ali, spalanca il becco, e dal fond'o della gola soffia a mo' di serpente; lancia infine un breve squillo di tromba, a cui la schiera risponde ridacchiando sommessa. Non han più paura, le furbone, perché .si son ricordate che c'è d1 mezzo il canale. Mentre l'eroe ci tien d'occhio, sdegnoso, esse incurvano solennemente il collo a beccarsi il petto rotondo. La mia storia· naturale eccola. trovata; lei, conte Gasparo, che sapeva cavar qualche « massiccio ammaestramento>> da ogni più piccolo fatto della strada, veda se può servirsi anche di questo, che deve pur avere la sua morale. Una callljpanella di vetro tintinna l'avemaria da,ll'alto dl'una chiesuola a:ffond'ata tra il verde, sotto un leccio possente. Giunge :fievole, come da una catacomba, qualche rotta parola d'un coro dli donne dolenti: Benedite il gran Monarca .... Benedite l'umiliato .... Si riesce, intanto, su la strada, là dove comincia l'abitato dli Oriago; e già il tramonto è imminente. La fila di case della riva opposta è soffusa d'un caldo riverbero di'oro, in cui svariano teneri pallori di grano e ombre lievi di vai– niglia e di timo; l'estremo cielo è molle di vapori violacei, più su brilla quieto, d'un azzurro di pervinca .... E, a veder questo, io sento svanire ogni pensiero, e ogni ombra di tedio dissolversi nella pura gioia del colore, benedizione di Dio. L'unièo pensiero che mi· si !Presenti, al tornar della mente, è quello di Jacopo del Cassero, che venne a perdersi proprio qui, e a morir di mala morte, quando non c'era né canale, né strada, né villaggio, ma .solo pantani, acque erranti e macchie di canne; e Dante ci passò poi, e vide nella .sua tremenda fantasia la fuga del disperato davanti alla muta d'ei sicari, e la gran mctcchia di sangue dilatarsi sul brago. 'Ma io non vedo che aspetti lieti d'una realtà senza storia: bimbi che si rincorrono su un prato, passando con gridetti d'uccelli d'uno ad altro alberello, carrettieri raccolti a una tavola d'osteria, a~l'.ombra dei loro gran carri silenziosi, ragazze che scorrono via, ruìendo, .su biciclette guizzanti, veccp.i seduti !Presso le soglie a godere l'ultima luce .... Nobil conte Gasparo, mi perdoni se l'ho perso di vista. Lei BibliotecaGino Bianco
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