Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
.Autunno sul Brenta 577 manifestamente altro desiderio e scopo che d'arrivar !Presto, sempre più presto : ... dove? Io, che a questi misteri dell'oggi sono, si ca– pisce, abituato, fo maggior càso dei fiori dei giardini, degli alberi dei parchi, e delle galline che ci salutano, chiocciando, dai cortili. Lei va in cerca, suppongo, d'una moralità; io mi contenterei dJ'una storia naturale. Tutt'e due ci troveremo meglio se, arrivati a questo punto dove la strada si getta tra i campi e li solca in linea retta, continueremo a camminare su per gli argini del fiume, il quale per suo conto continua ad andare tortuoso e !Placido, -proprio come i flumina late curva ·del nostro Virgilio. Quivi è solitudine beata : non s'incontra più che qualche casolare incappucciato dj falasco, rallegrato da 1m cespo dì rose o dia un'aioletta di zinnie, e qualche villa minore degradata a casa colonica, mezzo nascosta entro il giardino diventato orto, come quella ohe mostra là il suo timpano triangolare, bianco sporco, sopra la spalliera confusa dei peri, dei meli e dei malvoni rossi. Il silenzio di velluto, il moto sonnolento dell'acqua, la frescura d'elle alte siepi di robinia che fiancheggiano il canale, e la fragranza dei mentastri onde son vestite le rive, e la !Pura luce del cielo in cui si fondono azzurro e malinconia, argento e non so che angelica m~sericordia: queste, pià che le gloriose ville patrizie, mi paiono le vere << delizie della Brenta>>. A pochi passi da noi sbuca svelta da un'aperta della siepe una vecchina vestita d'i nero; scivola sui gran pied'i nudi bruciati, e, venutaci sotto, ci saluta con un barlume di sorriso negli occhi grigi. Più in là un contadino, seduto su l'argine, la faccia lunga e magra volta all'acqua, gioca silen~iosamente co'n un bimbetto che gli sta accoccolato tra le ginocchia.. Ancora più in là una ragazza racco– glie con lenti gesti la biancheria stesa su, l'erba; udendo un passo vicino, leva il viso rosso, imbevuto di ·sMe, sotto i ricci bruni, e guarda intorno arditamente .... Nient'altrfo; e io mi domando perché mai· 1a vista dli questa IPOVeragente tanto mi piaccia e mi si figga cosi dentro. Di chè mai sarà fatta la simpatia che m'ha gonfiato il cuore del suo flutto impetuoso ? Carità cristiana non direi che sia, né, tanto meno, ostinata fiducia che nelle campagne sopravviva qualche resto dell'antica innocenza. Forse .... forse è un segreto richiamo della mia propria gente, <l'eimiei morti più vecchi, che furono agricoltori di questa bassa veneta, e non sono ancora morti del tutto entro il mio sangue. Sia quel che sia; fatto_ sta che a me gli uomini dei campi paiono, essi soli, uomini veri, stanziati in una viva realtà; mentre noi dì città ho l'idea che siamo tutte 0111brevane, prigio– niere d'illusorie e immutabili geometrie. (La più bella di codeste illusioni, la sola perfetta, si chiama Venezia; Jei ben lo sa, ombra del conte Gasparo). · 37. - Pega10. Biblioteca Gino Bianco
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