Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
576 D. Valeri che ci venivano a spasso e diporto tra giugno e luglio e poi tra ottobre e novembre: una specie di borgo della città di Venezia, come diceva il pa<fi'e Coronelli al principio del settecento. M'imbatto perciò ad ogni passo in vagule ombre d'uomini im– portanti e di donne fatali : Enrico III di Francia, impennacchiato e razzante, e Luigi Napoleone, giovinetto sentimentale; Michele di Montaigne, preoccu1Pato del suo mal della pietra, e il Presidente de Brosses, divertito dal gaio· spettacolo del mondo; la contessa d' Arundel e il misero Antonio Foscarini, che finirà impiccato tra Marco e Todaro per amor di quegli azzurri occhi britanni; lord! Byron e le donne del suo serraglio, la 'voluttuosa Marianna, la fe– roce fornarina del Dolo, la Guiccioli appassionata .... Attraverso le sbarre e i rabeschi d'un ~ancello arrugginito, all'ombra d'un gran tasso barbasso, ho intravisto il senatore Pococurante nell'atto di mostrare d'un pigro gesto il suo parco bellissimo a ,Candido e a Martino. Il senatore sbadiglia, Candido ha gli occhi svuotati dallo stupore, e il vecchio Martino ha la sua solita faccia da funerale ; in cima alla scalinata del 1Palazzo, le d'ue servette, nere bianche e bionde, guardano la scena, con le braccine nude inarcate sui fianchi e un sorrisetto maliziOF:Osu la bocca fresca. Ma non c'è che lei, conte Gasparo Gozzi, che jpossa essermi (per– doni la confidenza) compagno nella mia passeggiata. Magro, aria astratta, malinconico, un andar da statua: se lei era quale da se stesso s'è dipinto, non stenterà a riconoscere in me, pur che mi guardi, uno della sua famiglia. (E non parlo di quella rabbiosa 'passione d'el calamaio che ci fa, oso dire, colleghi e consorti, a cen– tocinquant'anni di distanza). Penso che, passeggiando con me, ella potrà deporre il fastidio del vivere all'ombra dei suoi protettori il– lustrissimi, e respirar più libera aria: già non dev'essere piacevole cosa sentirsi tramutati, come lei ebbe a dire una volta, in valigia di casa Foscarini. Lasciamo dunque il magnifico procuratore Marco giocare a bassetta, a biribis o a zecchinetta cÒn gli altri ospiti della villa; rinunciamo anche ai trattamenti di zucca barucca della pro– curatesl"a: e, seguendo la corrente delle acque, moviamo passo passo verso il campanile di Oriago, che svetta luminoso a quella volta, sopra l'opaca distésa verd'e.. · Non so se al tempo suo, a piè dell'argine, corresse una strada bella e pulita come questa; certo per la strada non correvano, come adesso, le rombanti automobili che di momento in momento piom– bano in mezzo ai nostri pensieri e se li portano via a lembi e stracci. (Ma noi siamo ragni pazienti, e il furore delle macchine nemiche non c'impedisce di tessere e ritessere la nostra esile tela). Lei osserva, vedo, i nuovi umori e costumi d'egli uomini, e am– ~ira coine si possa gustare la cara soavità di questi luoghi, anzi il sapore stesso della vita, andando di quel galoppo, non avendo Biblioteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy