Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
/ 536 M. Moretti che chiedono : « Sei ricca? iMangi bene in famiglia? Come si veste tua madre? Tuo padre che fa?». Quest'ultima domanda, a cui non si pensa, aveva sconvolto li per lì la Pagan : « 1:Mio padre fa il pesci– vendolo>>. Per la prima volta, pensando la cosa da lontano, in altro ambiente, la piccola s'era vergognata: s'era vergognata di quello che faceva suo padre, s'era sentita intorno un cerchio di risa, le beffe la investivano, il disprezzo la soffocava. Sì, è veramente orri– bile che il proprio babbo faccia il pescivendolo e che anche la mamma non sia che la moglie d'un pescivendolo. Rabbrividiva al pensiero che il padre avesse i suoi strumenti con sé, ci9è un col– tellaccio, una piccola sega, un paio di forbici, e con quelli ma– novrasse a purgare i pesci [>iù complicati, detti anche bestie feroci, di branche, ipinne, corazze, ossicini, cartilagini e giri di lische, e ne uscivan fuori brandelli di carne esangue come il vitello. L'Anita sapeva che nellf' case che conosceva meglio, lo Zio andava difilato in cudna, specie quando c'erano forestieri e si preparava un grand'e brodetto. Tutti gli facevano festa, i signori gli promette– van sempre di costringerlo nn giorno o l'altro a sedere a mensa con gli ospiti, non foss'altro per mostrare agli ospiti come è fatto un parcénevolo di quelli con l~ catene d'oro o come mangia il 1pesceun mercante di pesce, ma non lo invitavano mai e gli d'avano apipena da bere. Lui beveva alla salute e diceva invariabilmente posando il bicchiere col rimasuglio della « creanza >> : - Mi dirà poi se non è come la carne di vitello. - La poverina sapeva che lo Zio s'era fatto così benvolere dai signori delle mangiate che gli a.miei 1parevan loro e non gli urloni del suo stesso nwstierf, ch'erano fatalmente i suoi pari, mentre la mamma taceva e non entrava in queste faccende, ma non ignorava lei che una «firma», dopo un cli quei brodetti, il suo Manuvlin la trovava. ( Ohe è una firma? Un sem[>lice scarabocchio. ,Ma senza quelle non ci son cambiali e senza cambiali neppure il pesce viene alla rete). Ora le smorfie delle com[)agne son tante che la, ·piccola Anita teme di puzzar di pesce anche lei e vorrebbe uccidne con uno spillo l'amica crudele che fa l'atto di turarsi il naso e quella che conosce perfino le operette e ha insegnato un pQ' ·a tutte l' aria della Madama Angot : « Illustre pescivendola .... >>che non scan– dalizza abbastanza le suore. Per qualche altra la piccola Anita è adldirittura la « signorina Venerdì», perché il venerdì è giorno di magro e le suore passano il pesce. Qualcuna ha pure notato· che lei riceYe la ,visita dei parenti tutte le settimane ed è sempre il padre che Yiene e sempre di venerdì, sì che si finisce con l'avere l'intuizione, il lampo di genio : « Tuo padre ... viene a vendere il pesce!>>. Con tutto ciò quella fanciull~ gentile e ostinata era stata brava, aveva man mano salito le classi era passata airli esami • ' L> ' era uscita col suo pezzo di carta che le diceva con una vocina di BibliotecaGino Bianco
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