Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
524 F. M oroncini valer molto. Dirò dunque degli Errori po1polari degli antichi comin- . ciando dalle cose spirituali e dop-0 venendo a,lle materiali, prima all'Astronomia, poi alla Geografia, poi alle Meteore, e in ultimo a quella che si chiama Storia, Naturale. Non già tutti li dirò, per– ché né si possono saper tutti, né io so tutti quelli che si possono sapere, né voglio dire tutti quelli che so; ma ne verrò scegliendo, massime i principali e quelli che, per poco che uno abbia studiato o letto, facilmente. sa o udendoli o leggenaoli s'avvede che sono Er– rori; imperocché da questi bisogna che l'uomo si guardi più che da quelli ehe solamente i filosofi intendono e conoscono. [CAPl'rOLO II.] Non è stato mai errore popolare tanto grande né malvagio, quanto quelli élegli antichi intorno a Dio: imperocché non è stato mai altro che contrastasse a verità tanto grandi e buone. E quel– l'errore è più cattivo che è contrario alla miglior verità, non es– sendo l'errore altro che la credenza del falso, né il falso altro che l'opposto del vero. E stante che il fine sia quasi una seconda vita di ciascuna cosa, la. quale senza di esso è come morta, e nulla, sì come il fendere si può dire che sia vita dell'aS<?ia la quale non fen– dendo è quasiché non fosse, però come è il primo e più gran debito dell'uomo di mir-are al suo fine, così sono le prime e più grandi verità quelle che gli dimostrano questo fine, e i pessimi e capitali errori quelli che ripugnano a queste verità coi quali diventa l'uomo inutile e quasi fuor di luogo; come chi adoperasse una spada a se– gare o una falce a scavare, che venendosi per questo solo a logorare e perdere, direbbesi che mai non fossero sta,te spad'a né falce. Onde gli antichi non conoscendo il loro fine o male, erano veramente mi– i-;eri e gravissima quell'ignoranza e dannosissimi quegli errori che ne li stornavano. Ora di questi errori quelli che la naturaJe intel– ligenza colla sua luce sola disperde e dilegua, erano propriamente popolari, cioè del popolo solo e non dei dotti. E i principali- erano questi due: credere molti Dei e questi Dei pieni d'imperfezioni e vizi. E qui ti ammonisco di due cose. La prima, che bisogna che tu òistingua l'Idolatria o sia culto degl'idoli per sé, cioè come Dei non come imnmgini di Dei, dalla credenza e dal culto di molti Dei, che e-onvocabolo forestiere, del quale io pure mi servirò perché non haccene nn nostrale che tanto vaglia, chiamano Politeismo: im– perocché comunemente si crede che queste due cose sieno tutt'uno, e alcuni ereclono che almeno i-;ieno state sempre ini-;ieme; e tutti qu~lli che così credono s'ingannano. Perocché i-;ipuò adorare molti Dei senz'avere gl'idoli per tali e questo veramente è accaduto molte volte; e si può essere idolatri s~nza adorare molti Dei, cioè se s'adori un solo idolo, benché non si sappia che questa cosa sia· stata, se BibliotecaGino Bianco
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