Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
Due capitoli inediti del Leopardi 523 resta, sqgliano usare quella liberissima facoltà che i loro intelletti hanno e che da nessuna volontà né potenza naturale può essere sforzata, di dare o negar fede. Se poi tu sei dotto e scienziato, con- . tuttoché già molto tempo ti sii disciolto e sviluppato dai lacci e in– trichi degli errori volgari, nondimeno potrà accadere che questo trattato ti giovi a considerare quelli degli antichi, e i molti e utili ammaestramenti che se ne possono cavar~ in ispezialtà sopra l'in– finita e mirabile tenacità del popolo, della quale credo che altr~ volta mi verrà in acconcio di parlare in questo Trattato. i.Mapre– goti che m'usi cortesia e m'abbi compassione e mi perdoni, impe– rocché io trattando degli Errori del popolo e di cose che più che ad altri al po polo importa di sapere, scrivo come tu vedi in istile umile. e pia.no , senza pompa né squisitezza di parole e senza pensieri splendid i o rar i. Né ti prometto immaginamenti singolari e inauditi, né molto sottili né profonde speculazioni intorno agli errori, non iscrivendo per li filosofi né per metter fuori sistemi o ritrovati nuovi e maravigliosi, ma pel fine che di sopra ho detto. E per questo non metterò pensiero sopra pensiero facendone fasci e mucchi, e non mi curerò che la, scrittura sia folta di sentimenti fitti e stivati, e metterò solo quelle sentenze che il soggetto spontaneamente mi porgerà e quasi fruttando mi produrrà, né le andrò cercando, come gli antichi dieevano, col fuscellino, né mi mngnerò e spremerò il cervello per trarnele quando nòn voglia.no uscire : e così facendo, non riputerò vota ogni pagina dove non s ia niuna sentenza che spiccandosi dal piano del discorso e soprastando, subito dia negli occhi .come un bitorzolo sulla pelle liscia, e nessun motto arguto, e nessuno di quei cavalletti di parole che puntellandosi l'une l'al– tre e così SGambievolmente sostenendosi fanno quella vaga figura della Contrapposizione o Antitesi che se la chiamino, e nessuno con– cetto a facce o specchietti che quasi penzolo dondolando tremoli e luccichi. Sì che non sarà questo trattato, come sono i più de' mo– derni libri, quasi uno spettacolo di fuoohi artificiali, che comin– ciando con una terribile batteria, poi séguiti con razzi e girandole e bombe e cose tali, che quale strisci qual serpeggi, qual giri, qual s'avviluppi, qual s'intrecci, qual rimbombi quale assordi, ma scor– rerà placido e quieto senza strepito né superbia. E non sarò quando Oratore quando logico quando poeta, quando attonito quando pia– gnente quando svenuto,.quando frenetico e quando indemoniato, fa– cendo più persone in una Oommedia che non ne fa un istrione in tutta la vita. E non facendo questo, ma ingegnandomi d'esser sem– pre modesto e contegnoso, e di fare più tosto quello che i sommi ,scrittori e maestri dello scrivere hanno fatto e insegnato che si faccia, son certo che pochissimi letterati mi leggeranno e i più mi dispregeranno. E non me ne dorrò, sapendo che può bene un libro piacendo a pochi valer poco; ma non però mai piacendo a molti BibliotecaGino Bianco
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