Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
E. SEILLIÈRE, Baudelaire 639 ness~n uo~o potrà mai sottrarsi, soprattutto giudicando di contempo– ranei. E. ciò senza ·dire che talvolta, a voler esser maligni, si potrebbe ricordare al nostro intransigente il ben noto << ne sutor ultra cre– pidam », e rispondergli che, in certi pretesi errori, il torto sta invece tutto dalla ·sua parte (vedi per esempio il giudizio su Doré !). . Ma egli è cosi pervaso di furore inquisitorio, che è tutto lieto di sca– . gliarsi ,sulla famosa distinzione arte-morale, come su una testimonianza irrefutabile di immoralismo : e qui non possiamo nascondere la nostra meraviglia, che un uomo cosi esperto ,di filosofie non riesca a vedere come tal distinzione rappresentasse pel Baudelaire una conquista teorica, e valesse a sottrarre l'arte, se anche vogliamo insistere su questo lato della questione, tanto all'influenza dei gretti moralizzatori, come alle ossessioni idel «,satanismo». E davanti a un periodo di questo genere, lo stupore, in verità, è ancor più nostro che suo: « D'où l'on peut in– férer, reprend en effet le théoricien fantaisiste, que, malgré les éton– nantes qualités qui les ont fait aimer des àmes tendres et molles, MM. Alfred de Musset et Alphonse de Lamartine n'eussent pas été les amis de ce romantique d'outremer, s'il eftt vécu ,pa,rmi nous. Ces poètes -n'ont pas assez de volonté et ne sont pas assez maitres d'eux– memes !... faire de Poe l'alcoolique, le type meme de cette vertu me parait le comble de la fanta,isie ».... ma come può il Seillière non accor– gersi che, se di « maitrise de soi-meme » ,sj. parla, si intende puramente la perfetta padronanza dei mezzi tecnici, la chiara intelligenza del fatto estetico? Che in un inventario moralistico baudelairiano cosi rigorosamente diviso in sezioni la poesia debba tenere l'ultimo posto, non sorprende: il Seillière ne ha relegata la trattazione in fondo al volume, e vi è arri– vato cosi mal disposto che neppur usa bene dell'opera ,poetica come di documento, perché si limita quasi esclusivamente a registrare le vena– ture di satanismò, e cioè a quelle parti che, essendo per lo più le meno poetiche, più facilmente si prestavano a un lavoro come il suo. E quand'egli ha frantumato cosi la personalità, di Baudelaire, appar na– turale che, seguendo i deplorevoli esempi di certa critica francese ancor viva oggi, il fenomeno estetico si riduca esclusivamente per lui a una più o meno abile e..~rcitazione poetica su certi argomenti. Baudelaire da questo lato, può anche apparire mediocre versificatore: egli manca spesso di quella risonante eloquenza, di quella immaginosa rotondità di eloquio che tanto si ammira in Hugo; e _ciòappunto perché egli fu poeta di tanto squisita sincerità, che ai mancamenti dell'ispirazione una specie di demone a lui proprio, si direbbe, gli negava certi vuoti splendori di pura tecnica. Ma pare sia facile a taluni trascurar tutto ciò, e giungere su questa via a dire che Baudelaire ha fatto si e no venti versi belli non più di Verlaine; ma Victor Hugo e Shakespeare, « forse cento cias~uno » ! Ben è vero che il Seillière esita davanti a queste con– clusioni · ma si affretta ad aggiungere che Baudelaire non è un gran poeta p;rché egli ha « le souftle court ». · E ci sarà allora permesso di dire che di Baudelaire poeta egli non pare abbia molto capito, ~he (e so~ que~ti oramai luoghi co~un~) la forza di un poeta si m1sura all ampiezza della sua aspirazione, BibliotecaGino Bianco
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