Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

638 E. SUILLIÈRE, Bauàelaire botanico dove si sono dati inspiegabilmente convegno i più curiosi esemplari della flora intellettuale dell'ottocento. In esso il Seillière da critico si muta in naturalista, e stima di adempiere scrupolosamente al suo officio esaminando le caratteristiche d'ogni esemplare, catalogando e classificando. Da una parte finiranno cosi tutte le piante « sane » : il e< pessimismo psicoìogico ll, unitamente all' \(ottimis~o mor~le ll ; l'idea del peccato originale come simbolo del naturale pericolo d1 deca,denza insito nella natura clell'uomo, nei .suoi feroci o viziosi istinti, che ra– ofone e intelletto dovranno combattere e riordinare per costruire l'indi– ;iduo ideale, l'uomo perfettamente ragionevole e « compos sui ll (il cat– tolico «razionalizzato», insomma,, alla francese), il quale sarà a sua volta prezioso elemento nell'ordine più vasto ,della società. Dall'altra eccovi invece tutte le piante parassite, i funghi velenosi, il satanismo, il sadismo, lo spleen ( ossia l' « acedia ll), le perversioni, le manif.estazioni morbose di un:;i,psiche malata, gli inganni dell'intelletto traviato che si pone al servizio degli errori del sentimento e dei sensi : tutte le minori eresie infine, che prosperarono e prosperano tuttavia in campo roman– tico, e che son figlie, secondo il .Seillière, del « naturi.sme », ossia del « rousseauisme », ossia del « romantisme », tre termini (come si avverte in una nota) d'ambito via via più ristretto ma pressoché sinonimi, che rientrano l'uno nell'altro, nell'ordine, come i tubi di un dia-bolico can– nocchiale! Ora è evidente che di tutto ciò si ritrovano in Baudelaire chiari esempi (e il nostro critico dimostra nello scovarli poosin soverchia in– gegnosità); ma la condizione prima per ben giudicare di tali elementi è di conoscere qual valore essi assumessero agli occhi del soggetto, quale l'importanza particolare di ciascuno di loro nel suo spirito. Il che viene a dire che il dovere di un critico, come avvertì in una ,sua pagina lu– minosa sul metodo lo stesso Baudelaire, è di scegliere il suo posto d' os– servazione nel centro del suo soggetto, al ,punto donde si dipartono i raggi. E -per far questo non occorre certo abiurare dal proprio sistema, morale, rinunciare al proprio modulo : bas.ta una certa idea del colore predominante nella psiche del nostro uo mo, e u n senso preciso del valore di ogni episodio nel quadro dell'attività di tutta la vita. Ma il 1Seillière si direbbe che sfugga per programma la sintesi: cerca i documenti delle di– verse tendenze, non l'uomo; e indaga, con curiosa attitudine di inquisi– tore, soprattutto gli errori, gli accenni dove gli pare mostri una delle sue orribili teste l'idra dell'eresia. E non c'è da meravigliarsi se questa attitudine lo trascini non solo a esagerare la portata di certi documenti maga,ri puramente episodici, trascurandone altri ben più importanti, ma, gli faccia travedere nei particolari medesimi, inducendolo in strani errori. Cosi in Baudelaire critico, egli è pur tratto all'ammirazione, davanti a quella limpida mente che tanto fece per una retta intelligenza dell'arte, ma abbandona ben presto questa elevata atmosfera, trascura quello che è l'apporto originale del pensatore, la geniale ricerca e le verità teoriche conquistate, e si getta invece avidamente (come se do– vessero_ risultare ben maggiormente significativi!) sui rari errori, su quelle mevitabili contaminazioni che il gusto del tempo non può non portare nell'opera ,del critico: incertezze, e parziali abbagli ai quali BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy