Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
E. SEILLIÈRE, Baudelaire 637 logia ~audel_eri!t 1 1a (che non mi pa-re d'altronde neppur possibile, al punto m cm srnmo, a meno <li vole~si avventurare nelle cervellotiche interpretazioni .psicanaliste di cui ci ha dato recente esempio il dottor Laforgue !), ma certo è che di rado ci era accaduto di leggere cose più sensate e più equilibrati pareri ; per esempio su Baudelaire giovine e I.a sua famiglia, sulle relazioni degli anni ultimi colla madre, sui rapporti con gli scrittori contemporanei, e i giudizi ch'egli ebbe a da-re di loro ed essi di lui. Così pure l'anal_isi del dandismo di Baudelaire è perfetta; e nell'esposizione particolare delle idee morali del suo autore il Seil– lière è guida sicura, abilis-simo e persuasivo nel sottolineare e commen– tare con schietta energia certe affermazioni laconiche di Fusées e di Mon coewr m:fs à 1VU, che sembrerebbero incomprensibili o cervellotiche al non iniziato. E il complicato problema delle idee politiche di Bau– delaire, dalla ,stupefacente avventura rivoluzionaria del '48, a quel suo abituale e ,sdegnoso pessimismo di aristocratico (che non gli impediva però accenti di- sincera simpatia umana, nei versi, per gli umili e i di– seredati), è posto nei .suoi veri termini, e risolto in maniera più per– suasiva, a parer nostro, di quanto nessun critico abbia mai fatto fin qui. Si potrebbe cavare insomma, dal nutrito libro del Seillière, una breve collana di ottimi cc commenta.rii», ben più utili e signiificativi nella lor rude sincerità di certi studi complessivi che nulla recano di nuovo all'argomento, o apologie recentissime di penna surrealista o giù di lì. Ma il male è che purtroppo ,Seillière non si è limitato ai commentarli, e il libro, vasto e spesso caotico, contiene, a fronte delle verità suaccennate, per lo meno altrettanti •spiacevoli errori; che esso, con la sua viva dialettica, riesce a presentare su Baudelaire come perfettamente giustificate, spesso a poche pagine di distanza, tante opposte opinioni, che la personalità del poeta si perde; e il lettore, dapprima persuaso e plaudente a certe belle pagine e sensatissime cose (che ,si ritroveran quasi tutte nella prima parte del libro), finisce col disorientarsi a tal punto da pensare quasi che non dello stesso Baude– laire già da ·principio proposto e definito continui a parlare il critico, ma di diverse e ben distinte persone! Né vale invocare i multiformi aspetti del genio in genere, e le innegabili contraddizioni di Charles Baudelaire nella .specie, complicate dalle opportunità del momento e dalle ben note « mistificazioni » di che egli troppo si compiacque: officio del buon critico, ,si sa, è proprio il coordinare le opposte apparenze nel quadro in una ben distinta e ca-ratteristica persona, ricostruire e giudicare insomma, non le .singole attitudini, ma l'individuo. Ed è proprio da questo individuo che il Seillière rifugge, distruggendo ma– gari nella pagina seguente le felici affermazioni di poco prima, e ridu– cendo via via quello che ci aveva. presentato quasi come mo<lulo fon– damentale ad un episodio effimero; e il segreto di questo vizio sta, come si è detto, nel punto di vista dal quale osserva i fenomeni. Ci sono dei momenti in cui la fortissima personalità del suo uomo lo sug– gestiona, ed allora egli si limita ad esprimere quel che egli ,sente e fa vera storia; ma troppo .spesso il nome di Baudelaire gli sembra qu81Si scelto dal destino a delimitare una strana regione (la famigerata « folie– Baudelaire » di ,Satnte-Beuve !) -un campo chiuso, un incredibile orto ibliotecaGino Bianco
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