Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

632 E. SCARFOGLIO, Le più belle pagine pure c'è (gli scatti un po' ostentati della parola, l'innervarsi sempre scoperto della prosa), qui non dispiace, perché senti circolarvi dentro un sangue vero. Se anche qui il « bello scrivere» gode un po' di se stesso, è per un naturale e meridionale rigoglio, non per rettorica. Molte e belle le nature e i paesaggi in queste prose; la campagna romana e i( 'fevere, Positano e l'arcipelago delle Sirene, il deserto, Gildes,sa, Obock, Atene e le isole greche; pare che nei paesi l'umore di Scarfoglio si riconosca meglio e si riposi. E il libero sole resta sempre il migliore nume dello scrittore: « ,Su tutte queste cose l'ora torrida incombeva e le assopiva. La scena intorno era immobile e sHenziosa. Non una tortora passava in alto, ·gli avvoltoi coprivano gli alberi di masse oscure e in lontananza, a mezza costa dei monti, si ergeva qua e là un lungo collo di cammello, teso, quasi aspettasse la declinazione del giorno ». . . . Gli stessi ritratti ,di persona (Prati, Capuana, Verga, Carducci, D'Annunzio, Michetti, De Bosis, l'esploratore Guido Boggiani.. ..) si sentono sempre disegnati all'aria aperta, nel controllo vivo della natura. Anche molti giudizi propriamente letterari e persino l'analisi dello stile, spesso è tirattata come un fatto naturale, un paese. Così quando lo Scar– foglio invoca la neve della Maiella a rinvigorire il giovane Gabriele del- 1' Intermezzo; o .saluta Oarduc,ci « il più caldo e più amoroso celebratore dei fiumi italici>>. E ,di certe Od-f, barbare dice, personificando (anche troppo): « la -sua lirica giunta alla maturità piena della gioventù si mosse come una bellissima donna che per la coscienza della beltà propria e dell'acconciatura elegante va sicuramente all'a:(Ilore >>.E ritratta pla– sticamente lo stile di Verga : « una pesante monotonia fece naufragare i Malavog-lia come quella barca carica di lupini che ne è il substrato». « Egli cerca, con effetti prospettici, di dare non già il dialogo, ma una rappresentazione del dialogo; quindi ogni tanto fra il racconto suo scatta un'esclamazione, un proverbio, una qualunque frase o una pa– rola della persona che egli finge in atto di parlare; di più fa uno s,trano abuso del dialogo indiretto per modo che le sue novelle ci offrono questo risibile spettacolo : il dialogo è raccontato, il racconto invece è par– lato>>. (Grande ammiratore di Verga, lo Scarfoglio 1 _)referiva tuttavia le novelle. E. non è poi detto che avesse tutto il torto; una ragione ci dev'essere se i Malavoglia sono rimasti uno -dei capolavori più celebrati e meno letti della moderna letteratura). Nei ricordi del Fracassq, e della Bizantina, quante persone viste e prese con un -sol tratto o un aggettivo: Vassallo, Giacinto Stiavelli, Peppino Turco, Giustino Ferri, Ugo Fleres, Luigi Lodi (« Luigi Lodi è uno strano uomò; non ha ancora trent'anni e già campa di memorie come un vecchio))). E questo è un altro aspetto dei capitoli letterari di Scarfoglio :· sono il vivo documento di un tempo. Gli anni romani che corsero tra il Fracassa e il Convito, quell'umore di giove:o,tù, quella gente letterata convenuta improvvisamente a Roma dal nord e dal sud, quell'avventura che poi prese·il nome da ,Sommaruga, trovò nel gio– vane ,Scarfoglio il cronista migliore: il più pronto, estiroso e reattivo. . Sorte frequente dei polemisti, che si vada poi a trovare il meglio d1 loro, per la letteratura, non pròprio nelle fragor9se polemiche, ma BibliotecaGino Bianco

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