Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

E. SCA.RFOGLIO, Le più belle pagine 631 ghigliot_tina è wn'ara; - portale fiori, o Laura) a quella paganeggiante sensuah~à allora di moda (Lieve la rnan tra la bionda lanugin, _ tra' fulv-i capelli - rn'insinitavi .... Oppure: o Iole tu mi sembri una diva disce~a - dal talarr_iod,i Gjov_eTonante alle mie braccia .... ecc. ecc.). Quando s1 è detto che 1 Papaveri sono soltanto esercizi metrici sul !!:11- sto poetico del tempo, s'è finito. Più interessano le novelle del Proce;so , di Frine (1884) dove i bozzetti agresti risentono certamente il San Pan- taleone e le Novelle della Pescara, ma rinforzati da uno studio più diretto del vero, da un più metodico naturalismo. Comincia a entrare nel giuoco il Verga delle Novelle rusticane. Ed è curioso vedere come la prosa d'origine classica e carducciana del giovane Scarfoglio tenta li i ponti verso una narrazione più snodata e fluente; ricerca che si ripeterà poi in tanti (e fino agli odjernissimi) novellieri. Ma sian versi barbari o novelle, certo nel giovane ,Scarfoglio non senti mai quel quid navi, quell' indipendenza che annuncia veramente un artista; piutto– sto la vigilia d'armi, l'intelligente disciplina del letterato. C' è già gran padronanza di parola e un piglio, un tono che stacea, e muove la pagina. Questa letteratura sarà più tardi la leva di forza del polemista. Nella ,scelta cronologica del Consiglio, il primo e l'ultimo Scarfoglio, per chi ascolti lo «scrittore» e lo «stile», si riecheggiano. « Che pro– satore!)>, questa a suo tempo fu la gran lode che meritò lo Scarfoglio polemico. Oggi si vede che l'indeterminatezza stessa della lode conte– neva, senza saperlo, una critica. Troppo spesso e troppo presto l'argo– mento logico della polemica sbocca in un turgore soltanto cli parole, in un voluto barocco, un riso o una collera calcolata ed abnorme. Ma forse certo stile polemico non sopporta di essere giudicato a lume di estetica e di rettorica; è piuttosto un proiettile che si giustifica nel suo ber– saglio. Raggiunto il bersaglio il proiettile è buono. E non pare che Scarfoglio sbagliàsse spesso i suoi colpi .... Lo ~crittore che a noi importa, lo Scarfoglio artista non lo cerche– remo dunque qui: né nei versi o nelle novelle troppo volontarie, né nelle polemiche troppo pratiche. Tra i due ci fu uno· Scarfoglio medio, che temperò quell'umor battagliero e quelle fantasie d'arte in capitoli di memorie letterarie o di viaggio, tra i più singolari e felici di quanti allora e poi se ne scrissero. Questo fu il « genere» vero di Scarfoglio; e il lettore cerchi ora nel volume del Consiglio, oltre agli estratti più noti dal Libro di don Chisaiotte, i capitoli ritrovati nella Cronaca Bi– zantina, nel Convito: « l'Itinerario verso .i paesi d'Etiopia», « Il cri– stiano errante», « Il Vento etèsio », « L'arcipelago delle Sirene». Siano prose di viaggio, ricordi di vita, ritratti di artisti e di amici, o propria– mente questioni di letteratura, critiche di libri nuovi, l'intimo tono di quelle pagine è sempre autobiografico. In quel descrivere e rimpiangere i paesi lontani, e ricordare gli amici, e saggiare i libri nuovi; in quel– l'a,0000-liere o ributtar le idee altrui, lo scrittore s'impegna, è presente per f;tto personale. In certe prose di Scarfoglio giovane c'è una sa– nità e una baldanza quasi fisiologica; ti sembra di vedere il pensiero nascere nel cervello; e il giudizio, la lode, la condanna, hanno la pron– tezza, quasi il risentimento dell'istinto. Quel tanto di letteratura che ibliotecaGino Bianco

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