Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
628 M. TIBALDI-CHIESA, Schubert desco in quel periodo. Dovette pur essere un'indicibile gioia assister~ allo sbocciare di quei canti, da Goethe fino a Heine, ed accompagnarli di note! miracolo che oggi, in tanta penuria di poesia c.ontemporanea, ci riempie di segreta invidia. Fu verso la metà del '700 che, in parte su modelli di odi classiche, in parte attingendo alla vena popolare, si cominciarono a pubblicare in Germania antologie di versi, che ben presto attr31ssero l'attenzione d~i musicisti. Se i primi tentativi (di Reichardt e di Zelter, fra gli altri) riuscirono alquanto freddi ed a,ccademici, anche i musicisti maggiori non tardarono a portare il loro contributo : si hanno Lieder di Haydn, ma di carattere piuttosto strumentale, se ne hanno degli squisiti di Mozart, ma ancora legati alla tradizione dell'Aria italiana; solo con Beethoven, ehe di pochissimi anni precede Schubert, il Lied si avvia alla sua maturità; e di lui il ciclo An die ferne Geljebte, i Oanti •li Goethe e quelli religiosi di Gellert esercitarono senza dubbio \Sul giova" nissimo una potente attrattiva. Eppure la personalità di ,Schubert si afferma, fino dai primi tentativi, imperiosa e ,stupefacente: ,si pensi a Gretchen am Spinnrad, scritta a dici81ssette anni, ,si pensi ad Erlkonig, composto a diciotto anni, e pubblicato come op. 1 !... .Schubert raggiunge d'un balzo, in questo campo, una perfezione che spe~so eguaglierà, .ma forse non riuscirà a superare nelle opere ,seguenti. E di Lieder egli ne scrisse più di seicento. Di questj_ sorprendente è, oltre che il numero, la varietà, pur se il valore n'è spess'O ineguale. Anche qui, accanto ad espressioni stupende d'efficacia e d'ardimento, se ne trovano altre del tutto piatte e consuetudinarie. La linea vocale che là si snoda ampia e commossa, qua diviene fredda e inespressiva; il commento pianistico che precorre talvolta le più preziose trovate del moderno impressionismo, talaltra si accontenta di una banale formuletta. Ad ogni modo una cosa si può affermare: che l'equilibrio tra la voce e l'accompagnamento, tra la parola e il suono è quasi sempre perfetto. Con Schubert il Lied giunge alla sua forma definitiva. Goethe fu il primo e il prediletto fra i suoi poeti (anche se questi, nella sua gloria aulica ed olimpica, non lo conobbe e non l'apprezzò; ma ~non aveva compreso neppure Beethoven .... ); Heine fu l'ultima fonte dei suoi canti. Fra questi ne troveremo ancora di Schiller, Klopstock, Ossian, Korner, Schlegel, Novalis, Grillparzer, Uhla,nd, Riickert, Walter Scott, Shakespeare .... Troveremo anche vari poeti minori (i suoi amici Schober e Mayrhofer) e molti versi mediocri. Alla sua sete di canti, alla sua prodigiosa fantasia, spesso bastava una parola, un a,ccenno per CJ'eare incantati pàesaggi, vallate amene, profumati giardfoi land~ ghiacciate, o l'immensità del mare (che egli non aveva mai contem'plato) • . ' per cantare ogni umano affetto, dalla tenerezza allo ,sdegno dalla fede alla te'tra disperazione; per evocare i miti nebbiosi •del N~11de quelli aii:solati della Grecia lontana. Potremmo quasi immaginare che, anche senza la mite poesia di Wilhelm Miiller egli avrebbe composto i suoi due cicli famosi Die sohone MiUlerin e Winterreise (che, se non hanno la c_ompattezza di quello beethoveniano An · àie ferne Geliebte, né il fascmo apprussionato e l'ideale perfezione del DichterUebe schumaniano, restano tra le sue opere più espressive e commosse). Sarebbe bastato BibliotecaGino Bianco
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