Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

L. PULCI, ll Morgante spesso sintatticamente libera; ma levandosi sopra di essi con la spon– tanea abilità di verseggiare, con la buona coltura che possiede e soprat– tutto con la forza del suo riso inimitabile. GIUSEPPEFATINI. MARYTIBALDI-CHIESA, Schubert (La mta - l'opera), nella Collezione « Grandi Musicisti italiani e stranieri». - T:reves, Milano, 1932. L. 30. La nostra letteratura storico-critica risulta, nel campo musicale, così frammentaria ed incompleta che anche per molti fra i nostri musicisti maggiori mancano monografie esaurienti; né c'è da meravigliarsi se furon trascurati, pure a torto, gli stranieri. Tale lacuna, per quanto si rife– risce a ,Schubert, è oggi colmata da Ma,ry Tibaldi-Chiesa con questo suo volume che doveva esser pubblicato pel centenario schubertiano, nel 1928; ma se, per vicende editoriali, esso appare con molto ritardo, nulla ha perduto del suo interesse. . Oltre duecento pagine sono dedicate alla vita di lui : troppe forse, per la scarsa varietà degli avvenimenti che la solcarono e i pochi af– fetti dai quali ebbe conforto ; oltre tutto i documenti che ce ne restano sono ben di rado significativi, e ci parlano più delle ·sue miserie terrene che della sua intima ricchezza. Restano, è vero, anche alcuni fogli di un suo diario, ma sono di scarso interesse; più importante invece un curioso frammento, in parte fantastico, in parte autobiografico, intitolato Il mio sogno ( del 1822, l'anno della Sinfonia vncompiiita); vi si leggono queste righe: « Cantai canzoni per lunghi anni. Se cantavo l'amore esso mi diventava do– lore. Se cantavo dolore esso mi ,diventava amore. L'amore e il dolore s,i dividevano il mio cuore». Poche parole, ma che ci aprono uno spi– raglio su quella che dovette essere ll:l,più intima natura del musicista. Gli amici ce lo descrivono come un carattere mite e generoso, pronto all'ammirazione per gl'ingegni maggiori (ebbe, come si sa, una ve– nerazione per Mozart e per Beethoven), modesto Eltimido fino all'ec– cesso, eppur sensibile ai rari segni di riconoscimento (alla Società Musicale di Graz, che gli rilasciava un diploma d'onore, egli offriva, dono regale, la Sinfonia incom-piuta). Altrimenti ce lo dipingono come un gaio compagnone, organizzatore di feste e di burle, centro di co– mitive chiassose, dove gli venivan dati nomignoli scherzosi. Tale egli fu certamente, .ma ebbe, senza clubbio, al tempo stesso una vita in– tima più profonda e più ricca, e dovette pure, in cuor suo, aver coscienza della propria grandezza ; ma di questa non dovremo cercar traccia nei pittoreschi racconti degli amici e neppure nelle povere pa– gine •sparse dal suo diario (che non rimpiangeremo se in gran parte per:duto): è nella sua musica che dovremo ricercare ;il suo diario più mti_mo e più vero, in quella musica dove, senza tregua, egli effondeva i s1:?1 ~ogni, le sue gioie, le sue pene. Non a caso i suoi biografi narrano a pm riprese come egli componesse in uno stato quasi di sonnambulismo : e una leggenda probabilmente, ma che vuole significarci come ,Schubert, nell'estro -della creazione, fosse immerso in uno stato quasi di rapimento, BibliotecaGino Bianco

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