Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

620 P. Nardi 'J)ianto. Se avessi ta,ciut.o .... se non Le avessi detto quel forte desiderio che mi rodeva .... avrei seguitato a rodermi fra i se e i ma, che i pen– sieri di lavoro fermentano. - Così, - invece.... tutto è ritornato in pace ed amo più serbare l'impressione (è piccola la parola) del libro, che torturarmi rper ridurre me adatta, ... all'ambiente di quello. « Poi.... girala e voltala, - lq so bene, - che ff dramma 90 volte su 100, è sempre inferiore a un libro. - Al teatro - manca .... la .... irresistibile sapienza dei luoghi .... « Alberi di carta e foglie foderate di tela appic-cicata .... che. cosa mi– seranda - e tristemente ridicola! Ba,h ! - Non conosco drammi che sentano l'odore della terra .... il tepore dell'aria .... il maless·ere ignoto ... . attraente e ripugnante della notte, e tutte le mille forme d'angoscia ... . - quelle che non si dicono .... (( ............ . « E così sia! Amen! È stata una.... orazione, questa, che mi can– tava in nenia il signòr Cortis.... ma è provato che le buone creature non passano tacitamente fra noi - della terra. « Quasi un anno fa, - quando ritornavo da un viaggio lungo, - e faticoso - .... e ho riveduto le persone che mi tengono compagnia in questo mondo .... aJlora mi son sentita presa da, un grande e tormentoso bisogno di occuparmi! - Allora, - avevo letto - nella ~traversata, a bo11do ~ il ,Suo libro - e me ne feci un amico - e ne parlai - e nei parlai all'arrivo - tanto - poiché non c'è nulla di cos.ì beneficamente buono che il trovare cosa degna di lavoro, che è poi, il migliore del– l'animo. La cosa degna era sua - ed io .... gliela rendo - o amico di Daniele Oortis ! ». Lettori miei, avete capito : la Duse vagheggiava una riduzione per le scene del Oortis, e le calava sopra la pietra tombale. L'importante a ogni modo, per noi, •è che la lettera sembra offrir la controprova di quanto il romanziere confidava all' Ambrosini: « La natura non è per me soltanto il quadro in cui campeggiano le figure, i;mcui si profilano i volti; è quasi direi il fondo stesso e la luce e l'ombra delle anime>>. Quando si è asserito che in Daniele Cortis i personaggi si muovono su piedi proprii e l'azione si fa da sé, condizioni indispensabili al dramma, quando si è aggiunto che vi si trovano situazioni le quali potevano far pensare allora al teatro di .Sardou, non s'è detto .abbastanza. Bisogna fare i conti anche con la « irresistibile sapienza dei luoghi», ,per cui chi pensi a un Fogazzaro teatrale non può non pen~are a un Fogazzaro dimezzato. « Alberi di carta e foglie foderate di tela appiccicata», di– ceva bene la Duse, potranno, per abilità. di scenografi, creare il « qua– dro», ma non riusciranno mai a farsi ,specchio alle anime, a riempire e a interpretare i silenzi di queste. Un dramma potrà offrire uno spe– aimen d'umanità, non l' « odore della terra>> quale umana sensazione, 1:on la voce delle cose interpreti, in pianto o in riso, degli umani ·sen- timenti. · E con tutto ciò, tentativi per portare l'azione di Danriele Oortis sul palcoscenico non mancarono, anche in anni di poi. È del 5 ottobre del '92 una lettera, inedita, di Giusep,pe Gia,cosa, la quale lascia chia- BibliotecaGino Bianco

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