Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932

Spunti Fogazzariani 619 che paiono gerog ~ifi.ci. Qualcuno gira pei settori. Un solo stenografo che legge. Oonversaz1 0ne. Campanello. Si portano i portafogli ai due mi– nistri che discorrono fra loro. - 2 cartelle. - Impressione su Cortis giorno decisivo». E più sotto: « Zanardelli .parla pescando col dito»'. Momento tipico: « Colosseo. Fanale attraverso gli archi verso San Giovanni. .Si scorgono da un altro arco i lumi delle carrozze. Si volta .come se tutti lo aiscoltassero e gli viene in mente che ha :m pubblico di morti)), Chi si volta è, naturalmente, Daniele Cortis. Il momento ri– compare nel romanzo, combinandosi con un altro, - già da noi in– contrato nelle paginette d'appunti, - in una lega alla Chateaubriand e con una catarsi stupenda : « A un tratto si trovò sul viso il Colosseo enorme, nero fino alle nuvole. I piccoli fanali non rompevan l'ombre a due passi. ,S'intravvedeva appena, in fondo all'entrata, l'arena chiara. Cortis si accucciò in quel buio, avidamente, parendogli uscir dal tempo in un'aria eterna, a riposare. La luna pendeva sul Celio, imbiancando in alto, a sinistra di Cortis, le gigantesche vertebre nude dell'anfiteatro. Non si vedeva anima viva. Solo un lumicino attraverso le arcate del– l'entrata opposta verso San Clemente; solo di tempo in tempo un sordo rumor di ruote dava debole segno della vita lontana. Cortis si appoggiò ad un -rudere del podio imperiale, nell'ombra. Il silenzio desolato, le immense rovine cineree gli davan l'idea d'un cratere spento i.ella luna, fra quelle montagne morte, al crepuscolo. E tornavano con que&to triste sogno, il viso, la voce d'Elena. Era ella dunque in un altro pianeta ? )>. Se prima era questione d'un Fogazzaro imprevisto, adesso vorrei concludere, secondo una tesi ormai a me cara, che se c'è un idealismo resolubile in un naturalismo sperimentale il più rigoroso, è proprio quello del Fogazzaro. Le paginette d'appunti da cui potrei ancora citare e citare moltiplicando i rapporti col Cortis, offrono l'imagine fedele del romanziere intento, zolianamente, à se docwmenter. Bisogna aggiun– gere, che documentarsi ,sui luoghi voleva dire pel Fogazzaro anche stu– diarsi nel1e proprie reazioni spirituali di fronte ad essi, e farne tesoro. Lo confidava egli medesimo, tanti anni di poi, a Luigi Ambrosini: « Non posso fare il romanzo se non sento il paese j_ncui ,si svolge. La natura non è per me soltanto il quadro su cui campeggiano le figure, su cui si profi– lano i volti: è quasi direi il fondo stesso e la luce e l'ombra delle anime». Uscito Daniele Cortis, il Nendoni pronosticava sul suo autore: « Si direbbe che questo insigne artista sia destinato a passare dal romanzo, per arrivare a, trionfare sulla scena». Vediamo che cosa ne pensasse la Duse, in una, lettera, inedita alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza, e interessante anche perché apre uno spiraglio su un episodio affatto sconosciuto : cc 22 luglio '86. cc.. .. E. così sia ! (( ............. . « Dopo che Le scrissi, che mi son sentita vicina alla deoisione, ho presentito o capito; ... ma .... grazie all'avergliene parlato e grazie alla Sua lettera.... rinunzio al lavoro - e al personaggio.... Senza r·im- BibliotecaGino Bianco

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