Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
618 P. Nardi Cielo nero sul Vaticano che ha un raggio di sole giallo ; grande statua di San Pietro ; immensa massa della gra,dinata ; obelisco ; colonnato Bernini: ambulacro destro cupo: grande effetto>>. Si pensa al taccuino d'uno scenografo. Galleria Colonna : il visita– tore si lascia sedurre un momento (forse pel particolare della finestra c31pacedi far gioco prospettico e per la poesia dell'ora fermata nel qua– dro) dall'« Incognito di Tintoretto che suona il clavicembalo presso il davanzale di sera» ; ma poi è intero nello spettacolo complessivo offerto dal salone : « Salone imponente a due ordini di finestre e dì lampadari di cristallo - soffitto a volta, affreschi, statue antiche su piedistalli, tavoli legno dorato e marmi » ; e dopo uno sguardo quasi distratto al Carlo Colonna di Vàn Dick che gli ricorda il .,motto Fatemi oalmo su un cavallo foooso : « Prospettiva architettonica al salone fra due balaustrate. Sopra, ciip•ressi. A destra, rovine sormontate da una pergola». Ancora: « Colosseo .... Effetto di vertebre nude - .Squarci nelle scale - •Scala verso il Celio da cui vien su un torrente d'erba>>. Questa Roma alla Piranesi lascia margini anche pel quadretto di genere. Ac– canto alla casa di Pilato (o di Crescenzio) a Ponte Rotto: « ombrello bottaio piantato sull'asta e co:r,da». Né mancano macchiette umane. In Santa Maria della Vittoria: « Cardinale che volto a sinistra legge devotamente mentre gli altri due chiacchierano». Fuori: «Bambinaie; maniche rosso e oro, sottane azzurre, fazzoletto bianco». E insistendo sul caratteristico del costume : « Scarpettine, calze azzurre - busto rosso cupo, basso, velo nero sopra il busto, ,con spillone corallo a sini– stra, ,scialle .... >>.V'è, con l'indicazione in parentesi dei luoghi dove le frasi hanno risuonato, fin il colore della parlata locale: « Ma quest'ac– cidente che ce l'hai portato a fa' ? (Donna al suo bambino che aveva un fascetto ,d'erba, in omnibus)»; « Non ci si cape - Ci si cape (Tram San Paolo)>>; « Adesso ,discorremo de voi. Quante ne vo' ? Me costa due e ne vojo otto! (Oa:ffè Bocca della Verità) ». D'(J/niele Cortis era ,sul telaio da un anno e mezzo ; e il suo autore andava prendendo questi appunti all'evidente scopo di far di Roma uno dei teatri del romanzo. La parte romana del Vjaggio comincia infatti con una battuta da Daniele Cortis,: « Il faut se presser, - dice Stendhal, - de voir les solennités d'une réligion qui va se modifier où s'éteindre. 1825. Pas– sarono 57 anni». Pessimista per disgusto dei tempi sfavorevoli a ogni possibilità di rinnovamento, e tuttavià militante per una riforma sociale, di cui la, questione della Ohiesa determinava solo. un aspetto, Daniele Cortis, eletto deputato, doveva iniziare la sua battnglia alla Camera. E nelle paginette d'appunti: « Camera. 3 orologi sotto la tri– buna. Oortis dal primo settore di destra vede orologio in faccia e car– tellini verdi presso la porta uscita. Vedesi brillare l'anello del Presi– de~te mano sinistra con cui sr carezza i baffi. - I ministri in principio scrivevano, sfogliavano libri. - Ragnatele di filo che scendono dal lu– minario ». Altra paginetta: «2 maggio, 21/4 poro. Il Presidente è al suo posto molto prima; fregi sui vetri smerigliati dalla parte d'uscita BibliotecaGino Bianco
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