Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
LETTERA A JACQUES COPEAU, SULLA TIRANNIA DELLA MESSINSCENA. « Al teatro, il mettinscena è soltanto il sostituto del poeta. Non entra in funzione che quando il poeta manca. È il rimedio d'un male. » In queste due righe sulle No'lllVellesLittéraires ho ritrovato intatta . ' caro signore, la vostra fede nel difendere una verità provata ormai dall'opera vostra di quasi vent'anni. È purtroppo una semplice verità, e voi sapete che la verità, quando è tanto semplice da assomigliare al buon senso, fatica a trionfare perché non fa né fracasso né sfarzo e al passaggio di lei nessuno si volta. Uomo di cultura, scrittore prima che direttore d'un teatro, voi avete ricondotto sul trono una volontà di cui poch-i erano e sono capaci : la volontà di scegliere. Il realismo era qui veramente il pallido e ultimo figlio del fastoso romantici~mo : una mes– sinscena realistica, come ,se ne vedono ancora da noi e da voi, accu– mulando i particolari più minuti d'una veduta, d'un bosco, d'un giar– dino, d'una camera, d'una, reggia, rinunciava a scegliere, lasciava allo spettatore ,sopraffatto anche questa fatica. Contro siffatta indif– ferenza, ch'era sperpero non arte, voi nel Vieux Colombier avete rea– gito con la teoria e con la pratica. Ma per arrivare alla scelta del particolare essenziale e del tratto illuminante, bisogna prima di tutto, - che è il· canone çlassico, - conoscere il proprio mestiere: « for– mazione dell'attore al mestiere dello spirito, formazione del poeta al mestiere della scena, aderenza dell'opera letteraria allo stile del– l'architettura teatrale, unità fondamentale della rappresentazione.» E avete cominciato .a provarvi sui vostri classici più stringati, Molière, Corneille, Mérimée, e cautamente sul prodigioso Shakespeare che, come la divinità nel cuore dei fedeli, muta aspetto a seconda di chi lo legge o l'ascolta o l'interpreta, e ai classicheggianti appare anche classico. Nel vostro articolo narrate un apologo che può gioyare a ogni artista e scrittore. Un giovane vi diceva: - Non scriverò più pel teatro. Ogni volta che mi ci sono arrischiato, mi sono sentito come diminuito. - E voi: - Avete provato a suonare il violino senza averlo studiato? Non mi stupirei se vi sentiste come diminuito. Conoscere il proprio mestiere significa anche conoscere i propri limiti. Ora in tutta Europa, da voi, da noi, in Germania, i mali del teatro sono tanti che io credo si sia, almeno nella messinscena, per arrivare a una svolta: alla svolta verso la sobrietà e la semplicità. Da Luigi Pirandello a Silvio d'Amico, che fino ,dai primi fascicoli del suo Scenario v'ha trattato, ed era giusto, da principe, tutti hanno le stesse idee. Sarebbero, fosse viva, le idee di Eleonora Duse sulla quale avete scritto pagine, per gl'Italiani, indimentica,bili. A ,dir tutto io quasi ibliotecaGino Bianco
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