Pègaso - anno IV - n. 11 - novembre 1932
Solititdine 591 le sue amiche a non fidarsi dii quella promessa. Disse il medico: - Per gl'italiani in genere l'amore è un fatto vasomotore, vasco– lare, e .si manifesta perciò in impulsi improvvisi. - Basta ad essi, - aggiunse ~lfrida; - di veder svolazzare una gonnella al disopra del ginocchio. - Ciò che è piuttosto da ginnasiasti, - dissi io, - con una voce stonata e aggressiva, e servendomi dì quella parola con cui una volta .mi ero preso gioco dli Elfrida. Aggiunsi : - Certo che il paese più difficile da capire è l'Italia. Vi sono molti elementi, in apparenza semplici, che sono la causa di molti difetti degli ita– liani, ma spesso sono il fondamento delle loro cose migliori. Anche l'impulso vasomotore, di cui parla il dottore, è un motivo vitale. La critica antica dei quadri, come si legge in certe lettere dell' Are– tino al Tiziano, era fatta da un punto di vista vascolare, ed era quest9 tuttavia un modo buono per fare i quadri e per giudicarli. Ho paura che gl'italiani, diventando moderni, si scordino d'i queste cose, e finiscano con l'aidottare una mentalità (Puritana e prote– stante che si ad'atta male a loro. - Una signora matura e greve, che era sempre stata zitta, mi domandò se io fossi socialdemocra– tico, indicò se stessa e affermò di esserlo. Scoprì tra gl'invitati. un comunista, e si mise a chiamarlo «Compagno>), fino a che quegli si schermì dicend!o che non voleva esser compagno dei socialdemo– cratici. Poi si seppe che tutti i convitati appartenevano ai partiti di sinistra, pacifisti, naturalmente, e solo la giovane signora che s'era mostrata esigente, osservò che Stresemann, allora vivo, era troppo IPOCO decorativo, grasso, e tedesco nel mod'o più caratteri– stico. La conversazione si rianimò nelle sale attigue, davanti al caffè, i liquori, il vin dolce. La signora socialdemocratica tentava di farsi degli amici e di trovare dei correligionari ; ma siccome era dli Francoforte, alcuni osservarono che a Berlino di socialdemocra– tici ce n'erano pochi, e niente affatto mod'erni. Non amavano tutti le stesse cose, ma erano d'accordo invece nell'odiarne altre. L'odio, appunto, li unì; ognuno aveva su ogni argomento la sua opinione personale che differiva un poco da quella dell'altro; e ognuno te– neva a distinguerla. Così, essendo tutti pacifisti, avevan differenti opinioni sulla pace, Si !!_iscuteva, si predicava, quando accadde un fatto nuovo. Entrò il dottore, travestito da donna, con un tupè sulla testa, formato da un velo marrone girato a cèrcine. ·Si fece silenzio, ed egli, agitando un lungo ombrellino da sole, si mise a declamare una specie di canzonetta, rifacendo gli atti e i discorsi di una dama del vecchio regime e della Corte di Potsdam. Stavano tutti seria– mente attenti; la canzonetta aveva un ritmo di marcia, e sfilavano in essa tutte le apparenze di quella società. Ad ogni sua parola, ad ogni suo atto si rideva,; poi, s'immed'esimò talmente egli stesso d'ella sua parte, che divenne quasi un personaggio vero. Lo copri-
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