Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
Federico Gundolf 469 rico II, egli rinasce, riacquista una propria individualità. Federico gli dedica un vero culto, ne studia gli ·seritti, si sente .suo successore, si chiama lui stesso Cesare e lo imprime sulle sue monete copiate da quelle antiche. Con Federico egli finisce di essere un nome magico, rientra nella storia. In Dante vediamo per la prima volta, riapparire, fissato in un ver,so, il suo volto, che prima di lui nessuno s'era occupato di immaginare: << Cesare armato cogli occhi grifagri.i ». È uno dei più bei punti del libro là dove il Gundolf mostra tutto il significato òi questo riapparire di un volto dopo tanta cecità, e che importanza esso ebbe .per tutta la cultura occidentale. Il Petrarca poi riscava tutta lia .figura di Cesare, studiando e spogliando i testi la,tini che ne par– lano, con un amore e un senso del grandioso e dell'eroico che ancor oggi è esemplare. È lui che ha riacquistato alla cultura moderna la completa figura di Cesare e della ,sua grandezza storica. Anche in que– sto capitolo sul Petrarca il Gundolf scopre delle verità che i molti storici dell'umanesimo non avevano s·aputo vedere. Nel Quattrocento sorgono i trattatisti dell'arte della guerra che si immergono nello studio dei Corivmentari; e in Mantegna abbiamo il grande airtista che coll'arte del disegno sa far rivivere in una immediata e geniale, visione i fasti e i trionfi di Cesare. Il Petrarca aveva visto in Cesare soprattutto la grandezza storica e classica; è un francese, il Montaigne, che saprà avvicina,rsi a Ce– sare uomo e comprenderne tutta la meravigliosa armonia delle doti personali. La sua ammirazione per queste doti, morali, intellettuali ed artistiche, aprono un nuovo orizzonte al culto e allo studio di Cesare. Il '600 è un secolo cesariano e tutti gli storici sono pieni delle sue lodi; anche .se, per ragioni di legalità dina.stica, Luigi XIV venga piuttosto paragonato ad Alessandro che a Cesare. Nel '700 si inizia e si afferma sempre più il movimento opposto : dapprima in Montesquieu che di– fende i diritti dei sudditi contro quelli del despota anche geniale; poi in Rousseau, il triste e fanatico discendente di Calvino che disprezza ogni gloria umana sorta dalla società e dallo ,Stato ; e, culmina poi nella Rivoluzione francese con un'aperta condanna del cesarismo. Al .suo posto s'innalza e trionfa la figura di Bruto. Finché con Napoleone, Cesare riappare in persona e informa. di sé tutta la concezione dello Stato. L'ultima grande opera del Gundolf fu il suo Shakespea,re (1928) in due grossi volumi che raggiungono, se non sorpassano, come mole il suo monumentale Goethe. Lo dettò in gran parte su un letto d'ospedale su cui egli temeva ad ogni momento che la morte dovesse sorprenderlo e impedirgli di finire questa sua opera prediletta. Essa contiene forse ciò ch'egli ha scritto di più completo, elaborato .e profondo. Lo Shake– speare era lo scrittore ch'egli più di tutti amava e ammirava e a cui sempre tornava. L'aveva tradotto in tedesco, gli aveva deàicato il suo primo grande studio; si trattava ora di raccogliere i risultati di venti anni di lavoro e di riflessioni. Lo dettò quasi d'un getto, senza tornarci su, tanto ne era pieno e temeva, di non poter finire. Di tutte le false e superficiali e goffe interpretazioni dello Shake– speare il Croce aveva già fatto una volta tanto tabula rasa; e aveva BibliotecaGino Bianco
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