Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

Federico Gundolf 467 ci risulta ass,ai bene dal volume del Gundolf, mentre in Croce quasi non vi figura, non corrispondendovi una speciale opera d'arte. Eppure per la formazione ,spirituale del Goethe adulto essa ebbe un'importanza ca– pitale. Per recare un altro esempio, il mostrare come fa il Gundolf che sotto la tragedia di Margherita c'è U:n proprio rimorso del Goe,the, il ricordo di un'ingiustizia da lui dovuta commettere per salvare i diritti della propria anima titanica, completa ed arricchisce quell'immagine dell'uomo Goethe, che j1 lettore più o meno vagamente si va compo- .nendo; ed è un arricchimento prezioso che dalle opere sole non potrebbe ricavare. Il Gundolf non dà, come anche il De Sanctis e il Croce, valore al– cuno ai generi letterari, e preferisce distinguere nella produzione del Goethe una parte. lirica che •è diretta espansione del suo io, una p arte simbolica che è anch!) emanazione della sua personalità, ma vela.ta en– tro un simbolo trasparente, e infine una parte allegorica, mediata, in -cui il poeta più che la sua intima storia creativa ci dà le sue riflessioni, i suoi -compromessi, la sua saggezza. Questa distinzione gli permette di afferrar meglio il passaggio che il Goethe, nella sua lunga vita, ha dovuto fare dalla esuberante e titanica giovinezza, al rassegnato e co– sciente ri-conoscimento dell.e necessità sociali nell'età matura. Dell'età matura solo la lirica amorosa rispecchia anc6ra quell'anima sua vibrante ed accesa che nella giovinezza creava canti cosmici e simboli evocatori della propria anima indomita e pur domata. Il resto della sua produ– zione, dal Wilhelm Meister al secondo Faust, non •è più che allegoria, riconoscimento di un p,rocesso ormai compiuto. Delle trè parti in cui è diviso il libro i capitoli più felici sono quelli che si riferiscono al Goethe lirico. L'evolvere dell'animo di Goe~he non viene con-cepito da,l Gundolf, come si faceva finora, in modo lineare e con stazioni distinte, le opere, ma, con ;nuova e più giusta immagine, come il sovrapporsi in giro a un nocciolo centrale di sempre nuovi strati di vita. « Bisogna considerare lo sviluppo d'un genio creatore non come una linea che si snodi .... ma come un'irradiazione sferica da un centro : irradiazione che in quanto avanza muta colla sua forza specifica an-che l'atmosfera, la materia che incontra sulla sua via.... E allora le singole opere sono come le zone visibili di questa forza irradiante: come zone della sfera totale goethiana, sempre prodotte dalla stessa forma, m;:J,di diversa estensione e intensità e s·truttura; come i diversi anelli annuali sulla corteccia degli alberi, che sono essi pure frutto di forze fluenti, essi pure testi– monianze visibili di cambiamento nel tempo. Le opere di Goethe sono anch'essi anelli, zone annuali della sfera goethiana di sviluppo, non stazioni di una linea d'evoluzione». Accanto al Goethe e allo Shakespeare e lo spirito tedesco due altre opere hanno molto contribuito a consolida,re definitivamente la grande fama del Gundolf : il Cesare (1924) e il grande Shakespeare (1928). Forse il suo culto dei grandi uomini si accese sui Commentari di Ce– sare, quando an-c6ra giovinetto, sui banchi di scuola di Darmstadt, gli apparve per la prima volta questa mirabile figura di Uomo di stato. Da all01·a in poi egli non dimenticò più il grande imperatore romano che BibliotecaGino Bianco

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