Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
454 C. Alvaro gli uomini al denaro, al gioco delle fortune, una misura per di– videre l'umanità, ·cosa alquanto crudele. A questo punto pensai vanito_samente a me stesso, alla donna che mi stava accanto la quale, anziché Elfrida, era una d'elle .sacerd'otesse della fortuna. La misurai come un avversario. Anche Elfrida mi guardò con un vago sorriso, e mi parve che ella pure si assicurasse di me. Posò la mano accanto alla mia sul sedile di cuoio, di sottecchi accen– nammo un vago sorriso di approvazione. Questo era un sentimento nuovo per me, era la, vanità, l'impressione di aver vinto qualcosa in ·un gioco d'azzardo, cosa che avrei potuto perdere con la stessa facilità. Questo è l'amore moderno, mi dissi; e intanto pensavo come avrei fatto a essere il più forte. Mi misuravo con essa come nell'attesa d'una lotta, e intanto vedevo la· dolce ombra del suo occhio, il tratto imperioso della sua boce:a, dove c'era pure qual– cosa di scialbo e infantile. Di tali cose era fatto il mio trasporto verso di l,ei, e intanto il bisogno antico d'essere tenero con questa donna mi dominava, come se ella fosse composta, di due esseri, l'uno in apparenza fra.gilissimo, l'altro un dèmone invisibile che io dovessi combattere. Si aprivano le strade ignote davanti a me, con el,ementi di altre strade vedute e con la continua illusione d,i riconoscerle ; e la sorpresa delle infinite combinazioni e somi– glianze d'egli angoli delle città; improvvisamente si restringevano in luoghi e aspetti che mi rammentavo di av,er percorso. Anch0 noi eravamo trascinati dalla corrente del traffico, a tratti pareva di stare a inseguire un autobus a due piani, a tratti un carro alto con un'iscrizione di richiamo, come se vi volessimo leggere. Ci tro– vammo nel quartiere dlelle ville, coi giardini spogli, e ci fermammo come fanno le automobili nei filmi, docilmente e senza strepito. Ora, nella sua casa, ella si aggirava sicura, con la pk,cola testa chiara e la piega un poco scialba del labbro .. Di nuovo la vedevo senza cappello. Nel suo ambiente mi fece pensare ai materiali nuovi ,di cui si servono i d'ecoratori e ì costruttori; al vetro che sosti– tuisce il cemento, all'acciaio che sostituisce la pietra. A lei faceva riscontro, di sulle pareti, il colore dei quadri dei pittori nuovi, i gialli, i rossi, i turchini, che fa1;rno apparire in un'eterna estate i nudi stanchi" delle doiin~. Alcune di queste mi parevano piaghe e bubboni da cui ella fosse miracolosamente illesa, e la sua deli– catezza era prigio~iera delle teste attonite e bovine disegnate nei quadri. Oo_mein una :finzione per -malati, le pareti della stanza erano tutta una successione di strisce orizzontali dal grigio più scuro al più chiaro, e sembrava un'aurora boreale. Facevano ri– scontro a queste .apparenze alcuni aspetti estremamente semplici, u~a vite che si arrampicava sul balcone del giarct:ino, una vite ste– rile, naturalmente, come Elfrida avvertì con un lieve sospiro. Fuori era il giardinetto popolato di alberi bassi potati a chioma BibliotecaGino Bianco
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