Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
Solitudine 453 V. Di tal natura e così facili sono i risentimenti fra uomo e donna di diversa razza; e io, scendendo con Elfriò.a le scale, mi sentivo prigioniero d'un capriccio ché assecontl'ayo malgrado me stesso. Questo discorso, quel sorriso, quel vago accento canzonatorio, mi parevano un annunzio di quanto sarebbe accaduto dipoi, e già que– sta sottile forma di ostilità mi legava a lei. Dall'alto delFautomo– bile vedevamo la città svolger!'ìi con le avventure del suo traffico, una scala sociale che mi pareva, di vedere per la prima volta, ac– canto a quella donna, come dall'alto d'una conquista. Altrove non avevo mai avvertito una. vita come quella; vi erano eletti e reprobi, quelli che non avrebbero mai vinto, e qnelli che la vittoria la por– tav·ano negli occhi, con una precisione che sembrava determinata da una natura ped'ante. In una folla straniera ci si orienta diffi– cilmente e dopo un po' di tempo. In questa mi pareva di vedere ,come la stessa natura si fosse preoccupata di formare visi ed espressioni predestinate, e la prestanza, la bellezza, la chiarezza delle fisonomie, erano già l'avvenire che ognuno portava seco. Cosi io vedevo tutti quegli uomini, e partecipavo stupito del loro de– stino, con un senso delle razze come se avessi un'esperienza di secoli. E i mille modi di muoversi di tutti costoro : la bicicletta, la motocicletta, l'auto, il tranvai umido e grondante di neve sporca che gocciolava in fango dai predellini; era un'armata in marcia. E ognuno era, nella sua condizione, come l'elemento d'una mac– china. Uno in un tranvai, tra la folla che gli formava attorno quasi una nicchia, guardava il fiume umano che gli si snodava all' in– torno; quell'uomo guardò anche me, e confinato tra la folla pareva che reggesse una piramide· umana, cariatide della grande città. Gli uffici e i negozi si chiudevano, s' illuminavano gl' interni delle trattorie, d'una luce tranquilla, la luce che si vede in ogni angolo della terra a quell'ora, calda e rosea come un fuoco. Mi ricordai di qualcuno di tali luoghi, la salvietta d'i·carta, le patate monde nel piatto, la servente sommessa come un' infermiera che domanda quale pranzo si sia scelto; le ragazze entrano in capelli dal vicino magazzino,· qualche artista con la sua donna desina in un dolce raccoglimento. La città si trasformav.a in qualche cosa di primi– tivo, e le trattorie parevano improvvisate in vicinanza di fabbri– che e di negozi, o d'un accampamento. La giornata era stata una lunga cerimonia per meritarsi quell'ora, si sentiva il rumore più fiacco d'ei veicoli da minuto a minuto, e dentro ad essi non c'era, a un dato istante, che qualche ritardatario. E le cifre dei prezzi, segnati sui cartellini .nei piatti disposti lungo il banco, non erano più che una convenzione, e facevano pemmre al posto fatto da- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy