Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

« Il Giornale napoletano della Domenica » 435 Che non possa rivedere il sole della cima, ma intanto veda quello del fondo, non è gran male pel masso. Il male è che, per darci la vera immagine dell'uomo, che un'ineffabile ira avea gravato all'imo d'ogni malor, il masso non dovrebbe rivederne punta, e pnre, una qualche luce par che lo rischiari. So bene che in molti modi si risponde alle osservazioni dell' Ar– dito; ma negarne l'acutezza non si può. Quando l' Ard!ito pubblicò il ,saggio sul N onw dJi Maria.) a propositio del quale inno sOIIlnote le gustose intemperalllze del Serttembrini (sulLa pregnante annosa, tra l'altro, che egli spiegava, pregna da molti anni) Vittorio Im– briani appose alcune righe intitolandole Nota del Misantropo, pren– dendo lo spunto da un accenno dell'Ardito al Settembrini : Ecco le parole del Settembrini: - « Tacita .... un giorno .... a non so qual pend·ioe: finora non vedete niente. SaUa: chi salia? D'un fabbro riazaren: neppure a questo punto. La sposa: oh finalmente è una donna. La collocazione di queste parole è viziosa, perché l'immagine non è formata come nasce naturalmente. A una pe·ndice iin giorno una donna saliva tacita: 'questo è l'ordine naturale. E quel d'iin fabbro nazaren, li è ozioso; è una qualità che si dimentica, perché non ancora comparisce il soggetto, cui appartiene. Prima di veder la donna, come potete dire, che Ella appartiene ad un fabbro, e ad un fabbro di Nazaret? »- - Non credo si possa essere più ingiusti e peggio giustificare l'ingiustizia . .... Se l'appunto del Settembrini fosse giusto, nessuna inversione sarebbe lecita! sarebbe sbagliato persino il verso Chiare, fresche e dolci acque.! Si potrebbe, imitandolo, dire: « Chiar.e : finora non vedete niente_ Fresche, neppure a questo punto. E dole-i, nemmanco. Acque, oh final– mente!» - E l'oh fonalmente è una donna del Settembrini non è neppure una facezia originale. E la ripetizione del grido della platea napolitana, quando qui si tentò per la prima volta di recitare il Carmagnola. Il pubblico ascoltò pazientemente sino all'atto quinto, nel quale prima– mente in quella rappresentazione si veggono femmine sul palcoscenico; un bell'umore sclamò allora, sospirando : Oh finalmente! Alla quale esclamazione seguì tale un ridere nella platea, ne' palchetti e nel lobbione e nell'orchestra e dietro le quinte e sulla scena stessa, che convenne calare il sipario per reverenza ! Altro collaborwtoo·e assiduo fu l'imbric111ista Gaetano Amalfi, che imitò lo stile d'ell'Imbriallli e quai.i direi perfino l'umore e ne rifece la ostinata e affliggente ortografia: e prese dal maestro l'amor per gli ,aneddoti salaci, e come raccolse gli am.eddoti galianei, pub– blicò sul G. n. d. D. i Detti et fatti memorabili del Molto Reverendo Monsignor Perrelli abate di nessitna abazia. E anche lui, accettam.do l'idea imbrianesoo sul d eufonico, intitolò un articolo Ghed'è il critico? come il Pasqualigo a.veva intitolato èhed'è Beatrice? Così assurgeva ad aulica lingua il comune Ghed' è ? dei napoletani. B~bliotecaGino Bianco

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