Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
Partita a carte 411. Ecco, era soltanto questo; la vicinanza di un uomo, e cadeva da lei quel che di irritato e di maschile la rendeva sgradevole; era segreta, lieve; sembrava sorridere a tutti, perché, d'entro di lei, sorrideva. Professoressa : ci teneva -tanto alla distinzione del titolo ; e d'un tratto era come una l'agazza qualunque che si accorge che potrebbe· amare. - Chi ha vinto? - chiede d'al corrid'oio la voce della zia Anita. - Assunta, offri a Narciso un bicchiere di vino. V Assunta si alzò e offri il vino; Narciso si schermiva maldestro; finito il giuoco gli tornava quel disagio della compagnia insolita; e benché fosse robusto e ben fatto, Dio mio, pensava l'Assunta, com'era contadino, e distante da lei, estraneo: sarebbe stato tanto naturale !Pensare a qualche cosa fra loro due, come fra lei e un cavallo. Ma c'era qualche rammarico in ciò, come quando ci accor-• giamo che un sogno, durante il quale eravamo contenti, era assurdo e non raccontabile e, sia bene o sia male, un sogno. - _Uscite? - disse la zia. - Vengo anch'io, se volete. Ugo andava in paese, Narciso dloveva mungere le vacche; la zia, Giacomo e l'Assunta presero una piccola strada attraverSb i campi. Dietro la, cima delle montagne si alzava la luna, gialla del colore delle cose in via di disfarsi; una luna per niente patetica, non fatta, come al novilunio, di immateriale lume, ma di materia granulosa e· opaca, con grossolani contorni. E mercoledi mattina di nuovo l'uf– ficio, e poi a casa a mangiare, e poi l'ufficio, e poi mangiare, ecco tutto; e il giorno d'opo lo stesso, e tutti gli altri giorni anc6ra. Già, le donne, l'amore; quei gesti, quegli ardori, quella stanchezza; e– poi ? In fondo a qualunque cosa, quella domand'a : e poi ? Ma come .sembrava all'Assunta incomprensiva e pesante la zia Anita! Difficile a dir,si, _ma era come se, per tutte le cose che al mondo hanno importanza, si, nel luogo migliore di noi stessi asso- . Iuta importanza, fosse irrimediabilmente sorda e cieca. Chissà se era sempre stata così.. .. Le ombre degli alberi sui prati profumati di fieno danzavano di qua e d'i là al vento, senza ritmo eguale, e pure come se ne avessero uno che con un po' di attenzione si po– tesse conoscere. - Com'è bello, - susurrò staccandosi dalla zia e avvicinandosi a Giacomo. - Com'è bello, nevvero? « Hai bisogno di marito», pensò Giacomo. Le parole erano quelle che si dicono irrispettosamente per prendersi giuoco delle ragazze, mà egli non le pensava irrispettosamente ; avevano pure un senso serio, profondo ; e come è pieno in sé di serietà e di valore tutto ciò che si rivela inutile in fond'o a ogni destino umano. EURIALO DE iMICHELIS. BibliotecaGino Bianco
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