Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

Ricordi su due Re · 403 nel trattare amabilmente coi grandi e coi piccoli, nell'evitare le noie evitabili ai suoi dipendenti d'ogni grado, - egli ebbe il cuore di sua madre. IV. Ma v'è una materia d'importanza pubblica anche maggiore, nella quale giova studli.are il suo atteggiamento : la Conciliazionè. Essa è stata un tal fatto, che l'averla nei tempi del dissidio sospi– rata o dleprecata, favorita o combattuta, è una ·stregua alla quale gli uomini di governo non possono esimersi dall'essere misurati. Ora, molti purtroppo ig,norano quanto Umberto la invocasse e quindi il giorno del faustissimo evento non gli resero il debito onore. Eppure quello spiraglio di luce che nella primavera del 1887 · parve ,sordd:ere allo scioglimento della questione romana, fu più che in parte voluto da lui. Qualche tempo prima il celebre Padre Luigi Tosti, ispettore generale dei monumenti sacri d'Italia, si era recato in udienza per ottenere che il Re impedisse certi danni che il piano regol,atore di Roma minacciava alla storica chiesa dei Santi Quattro Coronati. Fu quella l'occasione in cui Umbèrto, forse anche supponendo che il Padre avesse più estesi poteri e ma,ggiori influenze in Vaticano che non aveva, gli aprì l'animo suo sopra il costante desiderio di veder composto il grande conflitto. Le conse– guenze di quel colloquio, che al pubblico rimase ignoto, furono al– meno due, senza contare quella minore e non fortunata, ossia l'aver acceso l'animo oondido e fantasioso del Padre Tosti al punto, da suggerirgli più tardi il famoso opuscolo, onde crebbe la sua rino– manza di scrittore e d'uomo d'eccellenti intenzioni, ma la causa della Conciliazione non si giovò. La prima conseguenza fu che Agostino Depretis, pur essendo ,agli ultimi tempi del potere e della vita, si propose dì studiare a fondo la questione e incaricò di fornirgli il materiale Giuseppe Sa– redo, l'uomo che col tempo dovea diventare presidente del Con– siglio di Stato, e che mi tenne al giorno di ciò. Accompagnai que– st'ultimo io stesso all'abitazione del vecchio ministro una mattina in cui gli !Portava un opuscolo del proprio discepolo il professor AJessandro Corsi, nel quale si sosteneva che giuridicamente e inter– nazionalmente il Papa, in ba.se alla capitolazione del 20 settembre, il valore della quale non e ra sta to mai alterato dagli eventi succes– sivi, conservava sul Vaticano una sovranità effettiva. Quando, tanti anni dopo, Benito Mussolini dichiarò che sul nuovo Stato della Citta Vaticana la bandiera italiana non veniva abbassata perché non vi si era innalzata mai, il Corsi, se fosse stato anc6ra vivo, si . sarebbe rallegrato d'aver dato qualche spunto ad una tal dichiara– zione. Depretis, a dir vero, pensò che bisognasse prendere le cose BibliotecaGino Bianco

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