Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

402 F. Orispolti principe e udì risponç.ersi : - Altezza, glL affari sono affari; cam– biali della Oaisa Reale ne girano troppe perché io possa dar denaro senza altre garanzie. Superfluo dire che il principe lo congedò su due piedi; non volle più ,sentir parlare di prestiti, e capì che cosa significhi aver gli af– fari in dissesto. Una delle prime economie riguardò la mensa reale, già costo– siJssima sia per l'obbligo di servirvd le primizie più rare, sia per il sistema, che nessuna bottiglia preziosa uscita di cantina dovesse più rientrarvi. S'intende bene che se ne facevano uscire in numero . strabocchevole. D'ogni minimo consumo che si facesse in palazzo bisognava ora– mai poter rendere conto. Ricordo il gran parlare che si fece quando Umberto stabilì che se, a,d esempio, un aiutante di campo avesse voluto una bibita, l'ordinasse per mezzo di un buono. Ohe diversità dal tempo in cui se il sovrano chiedeva un gelato, dovevano esser serviti i gelati a tutta la Corte, o forse farli figurar nei conti come se fossero stati serviti. E s·ì che mentre Vittorio Emanuele, nei pranzi dli gala, con disperazione dei commensali desiderosi di non pranzar di furia, non mangiava, né beveva, per non a,ddormentarsi dopo pranzo all'ora del circolo, inconveniente da cui non poté liberarsi mai, si rifaceva a parte con cibi grossolani, Umberto era gastro– nomo, e spesso nei pranzi soliti, specialmente a Monza, sugger,iva .agli invitati con cui fosse in confidenza, di gustare il tale o tal altro piatto, perché l'avrebbero trovato buono. Così pure in tutto il resto egli accrebbe il decoro e l'eleganza d'ella vita regale, ma opponendosi risolutamente a ciò che fosse sperpero e mangeria. Ricordo anche, in occaJSione d'un incendio al Quirinale, che essendo io entr31to in un magazzino ove aveano adunato mobili sal– vati interamente o in parte, vidi con che éura ed anzi con che an– sia alcuni inservienti andavano cercando in essi i cartellini del– l'inventario. Notai dunque che ogni minimo oggetto era inven– tariato, e ciò rivelava non solo una .regolarità, ma a buon conto una precauzione. Questo ordinato rigore introdotto in casa sua non avrebbe po– tuto né iniziarsi né sussistere se ivi Umberto non avesse comandato a bacchetta. Ai vecchi tempi di regime paterno, in cui 1'3Jmmini– strazione dello Stato era quasi un prolungamento dell'amministra– zione della Corte, ,sarebbe st3Jto u,n riordinatore modello dellei finanze e avrebbe in ciò emulato la sagacia e la fortuna del periodo d:i regno 3/Ssoluto di Carlo Alberto. _ Certo, serbandosi gran signore in ogni cosa riusci a far on.ore a tutti gli impegni di suo padire ·e a disporre di larghe risorse per quella beneficenza, che più che un obbligo d'ufficio fu per lui una gioia. Nel soccorrere, - come nel perdonare, nel placare dissensi, Biblioteca ·GinoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy