Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

398 F. Crispolti tutti il'Duca di Genova per la tristezza e l'abbattim·:mto aell'aspet– to. Un po' più tardi vedo passare la Principessa Clotilde. Essa non non ha velo in capo perché non viene dalla cappella, ma d'alle stanze della Regina Margherita, di cui è la consolatrice ; passa in fretta guardiando a terra in profondo raccoglimento; va nell'apparta– mento della Duchessa Letizia. Ohe •spettacolo per la meditazione, e che conforto questo apparire accanto al Re morto, e all'augusta Vedovjl, che non vista empie di sé tutta la scena, questo apparire, dico, della principessa così antica nel sacr:Hizio, così esperta d''ogni dolore, così particolarmente rispondente al grande tipo storico della sua Casa. Il. :Ma la mia ansia maggiore è di poter rivivere quella parte del– l'atroce e lacrimevole storia che il pubblico lontano, a malgrado dello zelo d'ei giornali, non ha potuto sruper bene; cioè gli ultimi istanti del Re. 1Miriesce di scoprire quali sono i domestici che lo hanno ,sorretto per le scale e mi rivolgo ad essi. Sono questi i me– glio istruiti, perché dei personaggi di Corte molti giunsero dopo l'eccidio, pochissimi si trovawano presenti ai vari episodi. Il do– mestico che mi fu indicato quale ·testimonio principalissimo, mi rispond'e lentamente come chi fa uno sforzo ·p~rché il pianto non gl'impedisca la parola. Aveva servito poco prima alla tavola reale, e aveva notato che il Re, abitualmente di buon umore, lo era quella sera anche di più. Servito il pranzo, il direttore delle scuderie mandò il mio inter– locutore a chiedere al ministro Ponzio Vaglia se le carrozze dove– vano essere aperte o chiuse. Il generale discorreva col Re, e in vece sua rispose il Re stesso: « Aperta, aperta». Questa fu l'ultima parola che il domestico udi dalla bocca del sovrano. E pensare che era la sua ,sentenza di morte! La carrozza chiusa lo avrebbe forse salvato. Dopo la partenza d'el corteggio, il domestico, sbrigate le sue faccende, si mise a prender aria a una :finestra del secondo piano. Dopo le dieci udì la marcia reale, gli applausi e poi tre colpi. Disse ad un compagno: - Cominciano i fuochi d'artificio, - e si ritirò un istante. Allora, col fragore delle carrozze che rapidMD.ente tor– navano s'udi la voce del generale Avogadro gridare: - Tutti del personale, giù subito, giù subito. - Questa chiamata di gente non aid'detta a ciò gli fece capire che qualcosa di grave doveva essere avvenuto. Corse giù cogli altri. Il Re giaceva colla testa all'indietro abbandonata sui cuscini. Alcuno disse : - È ferito, - e quel do– mestico insieme ad altri si a·pprestò a farlo discendere. A lui toccò sorreggerlo per una spalla. Non c'era più ,segno di vigore; la testa BibliotecaGino Bianco

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