Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
392 Jl. Crispolti erano avvezzi a non rispondere delle proprie a,zioni se non a Dio e ai loro popoli, questo figlio di Carlo Alberto mostrava col fatto come la costituzionalità d'ei Re, da lui giurata e formalmente rispettata,, si potesse conciliare all'alta missione storica e non burocratica delle vecchie dinastie. La stessa sua mutabilità bizzarra gli era una forza; essa che, dando ai pensieri e agli atti un che d'imprevedibile, lo salvava molte volte dai calcoli con cui le persone circostanti cercavano di pre– venirlo e d'afferrarlo. Ugualmente si dica della comicità di certe sortite. Ruggero Bonghi me ne raccontava alcune, espresse non sempre in parole riferibili, di quando il Re presiedeva i Consigli dei Ministri a cui egli nell'ultimo Gabinetto di destra aveva assi– stito. Questa comicità non solo era la veste frequente del suo buon senso, ma lo proteggeva dal pericolo d'ella pedanteria, pericolo d'ei governanti succeduti alla Rivoluzione francese, la quale diffuse nell'a,rte di Stato la- gravità plumbea, la retorica sonante e spesso la « su;fficienza )) goffa. Se nella narrazione di tutte le vite l'aneddoto dà rilievo e colore, in quella di Vittorio Emanuele II è elemento essenziale, perché unieo può mostrare l'esser suo sotto la crosta delle raplPresentazioni ufficiali. Quando si narra la solenne udienza in cui ricevette la deputazione toscana andatagli a portare il plebiscito della regione, ossia il primo contributo alla Corona d'Italia, le grandi parole scambiate nella sala del trono e le impressioni lasciate nei deputati dalla presenza e dall'accoglienza di Sna Maestà s'illuminano di nuova e vera luce dal fatterello serbatoci nelle Memorie) stampate in poche copie e non pubblicate, del conte Stanislao Grimaldi d~l Poggetto, suo aiutante di campo, notissimo come pittore e scultore d'episodi del Risorgimento. Ricorda egli che il Re era nella tribur)a a:el maneggio, dove la passione pei cavalli gli faceva passare grandi ore; quand'ecco arriva in gran fretta il conte Nigra, ministro della Real Casa, e lo avverte che la deputazione toscana è arrivata. La prima risposta del Re è questa : - La faccia venir qui. L'altro scandalizzato, osserva : - Ma, Maestà, le portano un regno. Il Re soggiunge: E chi ala, soun? (chi sono?). - Il presidente è il conte Ugolino della Gherardesca, gli altri. ... Ma il Re non lo lascia finìre, scatta come una molla, ed esclama vivamente: - Ugolino della Gherardesca? .... anloum o che chiel sì a l'è un impostoitr) o che Dante a l'è 11,n busiarà) perchè a l'ha à'it c'a sero mangiasse t11ti l)un l'mdr) e c)a,i na i,' era qnanca pi restaine la cona! .... (.... allora, o che lui è un impostore, o che Dante è un bugiard'o, 1perché ha detto che s' eran mangiati tutti uno col- 1' altro, e non n'era restata più nemmeno la coda). BibliotecaGino Bianco
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