Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

390 F. Crispolti protettrice, quel bambino, diventato Re e adulto, avreùbe colla. stessa guerra con cui redense le due città, liberato se stesso e l'Italia da ogni pericolo di protezione straniera. · II. Nonostante i documenti pubblicati man mano in abbondanza. e imparzialmente sugli aspetti diversi, inaspettati e talvolta strani di Vittorio Emanuele II una sintesi genuina non è stata anc6ra composta. La storia del Risorgimento italiano, che nei fatti andò a beneficio delle istituzioni monarchiche, si direbbe che in com– penso la si fosse lasciata scrivere o almeno volgarizzare dai radicali delusi. Essi, dopo aver esaltato l'efficacia dei metodi rivoluzionarir vollero tener bassa al paragone quella dei metodi tradizionali, di cui pure non potevano tacere. Quindi venne data alle insurrezioni~ alle cospirazioni, alle armi volontarie, ai loro organizzatori e capi una maggiore e più simpatica importanza che alle armi regolari,. alle arti d[plomatiche, agli influssi monarchici. Quanto a questi ultimi, anzi, i libri soliti dimenticarono di far notare che la mo– narchia, come tale e al disopra delle stesse persone dei monarchi~ aveva dato alla formazione del Regno d'Italia il più insostituibile dei contributi : quello di o:>ersuader l'Europa che una dina-stia di grande antichità, la quale serbava al ll)roprio Stato, anche dhenuto parlamentarmente liberale, una struttura tutta conservatrice, avrebbe concluso la rivoluzionaria distruzione di tanti troni re– cando nel nuovo assetto unitario un ordine pubblico più saldo e una stabilità più sicura che non si fossero goduti nell'Italia dlivisa.. Ma, cosa strana, mentre questa specie di storici, per diminuire– appunto la parte fatta dalla monarchia in genere, preferiva metter in alto la persona del monarca del tempo, - la stessa insistente– diffusione data alla qualifica di Re gala;ntuorno) così poco riguar– dosa pei re di tutte le case, ·fu UI). saggio di simile tendenza, - non seguì la via che sarebbf- parsa naturale, cioè di narrare e magari esagerare l'originalità personale di un tal Re. Lo scolorì col definirlo il modello di Re costituzionale; cosicché, se tra l'altro, la sua intr81prendente e spesso inframmettente ingerenza personale– nel governo, la sua smania di menar le mani per l'Italia non fos– sero state troppo note, Vittorio Emanuele II ci sarebbe stato gabellato come un qitid medium tra Luigi Filippo di Francia e Leopoldo I del Belgio, ossia la quintessenza di ciò che allora pareva proprio d'un sovrano moderno: essere il [)rimo funzionario dello Stato, e basta. Invece la verità, sep[Jur non anc6ra tornata tutta a galla è che l'efficacia somma esercitata nelle. fortune italiane da un'istitu– zione così autorevole e da una stirpe così antica, fu avvalorata BibliotecaGino Bianco

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