Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

Ricordi su due Re 389 empito di sé la scena del mondo, ed ora innanzi temipo discendeva nel sepolcro in tutta la maestà e in tutta la pietà della morte. Pochissimi riuscirono a vincere i singhiozzi e le lacrime. Quando fu venuta la sera ero entrato in piazza d'ella Rotonda da via della ,Maddalena, ma stavo per tornarmene indietro poiché la folla impediva d'avanzare e di circolare. Ed ecco all'improvviso aprirsi i cancelli del Pantheon, ed essa precipitarvisi con tale impeto che io vi fui trascinato quasi senza toccar terra coi piedi, in mezzo agli urli di chi stava ,per essere schiacciato. La bara non era posata sul pavimento more nobilinm 1 ma levata sopra un altissimo catafalco. Senonché il contemplare non era possibile. Mi risospinsero di là coII:lemi ci avevano spinto. Emanuele Ruspoli, allora sindaco d'i Roma per la prima volta, mi narrò quakhe anno dopo un incidente politico che quasi da nessuno fu conosciuto. Agostino Depretis, Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, lo manda a chiamare, e, parlandogli dei pennoni recanti dischi coi nomi ,delle città italiane, che il ~Iuni– cipio ha fatto piantare lungo le vie d'ove il corteo passerà, gli dice: _____.: Non so a chi sia venuto in mente di farvi figurare anche i nomi di Trento e cli Trieste. - Ruspoli risponde: - Ma come? · Non sono città italiane? - Il ministro replica: - È venuto da me l'ambasciatore cl'Austria a fare amichevolmente le sue rimo– stranze. Io ignoravo la cosa e gli bo detto che mi 'sarei subito informato. - Ruspoli a, sua volta: - Ebbene può dire all'amba– sciatore che il fatto è vero, ma che il Governo non c'entra; che l'ordine di mettere quei due nomi è venuto da me. - L'altro, ancora tranquillo: - Sì, ma intanto lei li farà togliere. - E Ruspoli: - No: posto che ci sono, bisogna che rimangano. - Allora Depretis .s'irrita e intìma: - Non le permetto cli suscitarmi un incidente diplomatico. - Ma Ruspoli calmo, calmo conclude: - Benissimo ; io faccio togliere i dischi incriminati, ma domani mi dimetto da sinda:co e pubblico questo motivo delle mie dimissioni. - Depretis, visto con chi aveva da fare lo congeda scuro in viso e lasciandogli supporre chi sa che gravi misure; ma poi. calcolate le possibili conseguenze, decide di lavarsene ie mani. Che scusa accampasse con l'ambasciatore non so; so soltanto che i dischi rimasero e che quest'ultimo se li dovette godere al suo passaggio. Così., la spoglia di quel Re che non aveva mai rinunziato alle sue speranze verso l'Italia irredenta, trovò sul suo ultimo cammino il misterioso augurio cli ciò che quarant'anni d'opo avrebbe vit– toriosamente ottenuto il nepote, quel bambino che per esser mostrato al popolo dalla loggia drl Quirinale vidi sollevato dalle braccia del Principe ereditario di Germania. Il quale a sua volta, nell'aiutarlo per graziosa cortesia, non indovinò certo che, sorta più tardi nella stessa Casa tedesca la velleità d'atteggiarglisi a BibliotecaGino Bianco

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