Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
. . 510 H. BERGSON, Les deux sources de morale et de la religion raggiante d'imprevisto fra l'iniziativa esa e l'effetto desiderato». Diciamo dunque con una definizione eh abbraccia tutti e tre i casi, che la religione '« è una reazione difensiv della natura contro ciò che potrebbe esservi di deprimente per l' indi duo, e di dissolvente per la società, nell'esercizio dell'intelligenza>>. Questa è la religione ordinaria, prodo o, al pari della morale or– dinaria, delle esigenze di vita della societ chiusa. Ma al disopra ~ella religione statica, vi è la religione dinami , che il Bergson 1dent1fi~ col misticismo. (Per fondare questa identi azione il Bergson prende 11 misticismo solo nelle sue forme più alte, nel significato tradizionale dato alla parola dalla religione e dalla filo._fia, non i,n quello assai più ampio e di carattere, diremo, naturistico, i: cui il termine è adoperato, oggi spesso in storia ed in scienza delle re' gioni. Occorreva affrontare a fondo il problema di questo misticismo il eriore delle religioni « sta– tiche >>; quanto il Bergson dice, polemizz ,do contro le note esposi– zioni del Lévy-Bruhl sulla mentalità primitva, prelogica, non basta). Anche qui compaiono quali protagonisti !gli esseri eccezionali, in buona parte i medesimi della morale super~·ore, i santi, i creatori dì nuove religioni. Essi entrano in relazione • ·retta, in contatto imme– diato con le sorgenti più profonde della vit con l'« élan vital », con Dio. Non più fabulazione per le esigenze de' a società statica, ma in– tuizione, vita piena, amore illimitato. Da q , sto contatto diretto con Dio il grande mistico trae la forza per agire\\ ulla società circostante; la vita interio:re mistica sbocca in azione (e and e questo, pure nei grandi mistici, non è sempre vero). La società non capace di elevarsi alla stessa altezza di lui, di realizzare la vita piena h'egli ha realizzato, ma pure si sforza di ripeterne i gesti e le formule. « Si costituirà cosi una. religione mista, che implicherà un'orientazione nuova dell'antica, una aspirazione più o meno pronunciata del dio anti ., uscito dalla funzione fabulatrice, a perdersi in colui che si rivela effe ivamente, che illumina e riscalda della sua presenza anime privilegiat ». Quei gesti e quelle formule- non rimangono qualcosa di purament esteriore e di vuoto, ma sono capaci, colla loro stessa ripetizione, di scitare lo spirito cui corrispondono. Il grande mistico stesso; a sua v lta, parte dalla reli– gione comune e si serve delle sue formule per esp imere ciò che prova e vede. Inserendo le due coppie nella concezione metafis\ca del Bergson, di– ciamo che lo slancio vitale, protagonista dell'evoluzione creatrice, si arresta e si .solidifica successivamente, in seno all'umanità, nelle società chiuse, e di questa solidificazione sono prodotto e causa al tempo stesso, - insomma, elemento costitutivo, - la morale e la religione di primo grado, statiche. Ma lo slancio vitale riprende oltre gli arresti, portato da quei certi individui privilegiati, e si attua a traverso la morale e la religione dinamica in nùove creazioni. I lineamenti essenziali di questa rappresentazione della storia umana, - in cui non bisogna dare troppa importanza alle metafore mitologiche, inevitabili, - sono belli, ed anche giusti. In linguaggio più, comune è il contrasto, ed il nesso, di coillserva– zione e progresso, autorità e libertà, esigenza sociale e sviluppo indivi– duale. Il Bergson, però, ha talmente esagerato la solidificazione dello BibliotecaGino Bianco
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