Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

H. BERGSON, Les deux sources de. la morale et de la religion 507 HENRI BERGSON; Les deux sources de la morale et de la rcUgwn. _ Alcan, Paris, 1932. Fr. 25. Nel 1912 Edoardo Le Roy, al termine della sua esposizione (Une philosophie nouvelle) della filosofia bergsoniana, - che aveva toccato da poco il suo apice con L'évolution <Yréatrice, del 1907, - osservava, ,come nulla il Bergson avesse detto finora sui problemi morali. Egli si riprometteva, che il maestro ne avrebbe parlato allorquando il suo me– todo lo avesse condotto anche su quel terreno a risultati così positivi come quelli dei suoi lavori già comparsi. Sono passati venti anni prima che il Bergson sciogliesse il voto fatto per lui dal Le Roy. Il maestro è rimasto uguale a se stesso. Come il Le Roy prevedeva, egli ha trattato i problemi morali e religiosi collo stesso metodo di esperienza. con cui aveva affrontato quelli psicologici, gnoseologici e metafisici nelle sue tre opere principali antecedenti. Le sue posizioni di base, le sue concezioni direttive sono pure rimaste le stesse. La contrapposizione fra istinto e intuizione (il primo una specie di cri– stallizzazione della »econda) da una parte e intelligenza dall'altra; la interpretazione di questa come strumento pratico per il dominio sulla materia, e la subordinazione del raziocinio alle esigenze vitali; la vita quale realtà primordiale, e l'« élan vital 11 come forza originaria, - cioè non ulteriormente definibile, - che penetra la materia traendone le varie forme di vita secondo diverse direzioni; la riduzione di esse forme a due tipi fondamentali, quello degli imenotteri, società del perfetto istinto, e quello dell'umanità, società dell'intelligenza pienamente svilup– pata. Alla dicotomia d'intuizione e d'intelligenza, e insieme al co:qcetto che lo « slancio vitale l> si cristallizzi man mano in determinate forme di vita, per poi riprendere la corsa verso forme di vita superiore, fanno carpo anche « Le due fonti della morale e della religione >i. Tutt'al più si potrà trovare nelle conclusioni di questo libro una più larga parte fatta all' ipotesi, all' intuizione, al sentimento : differenza di grado, e non di natura, che si spiega con il carattere degli argomenti trattati. Il titolo del libro dà l' idea di una morale unica, di una religione unica, che si alimentino da una doppia scaturigine, così come più fonti montane confluiscono nell'unico fiume maestoso, che percorre la pia– nura. Nel corpo del libro le cose non stanno precisamente così. Piut– tosto che di due correnti della morale e della religione, si tratta cli due morali e di due religioni. Cominciamo dalla prima coppia (le due, -del resto, sono perfettamente analoghe). La morale comune è quella de– gli aggruppamenti sociali, in cui l'uomo vive la sua vita quotidiana {famiglia, tribù, nazione), e che Bergson caratterizza come « società chiuse >i, di fronte alla « società aperta 11, che sarebbe la comunione spi– rituale del genere umano, aspirazione ancora piuttosto che realtà. La caratteristica di questa morale è l'obbligazione sociale, che al suo stato elementare può esser raffigurata « come pesante sulla volontà a guisa di abitudine, ogni obbligazione trascinando dietro sé la massa accu– mulata delle altre e utilizzando così, a pro della pressione che esercita, il peso dell'insieme i>. La legge sociale non è della stessa natura della legge naturale, ma è analoga ; e il Bergson insiste tanto su questa ana- ibliotecaGino Bianco

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