Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
506 ]. E.A.BEL, L'armata a cavallo --------------- m chiaro che nel Babel gli atteggiamenti stilistici che richiamano l'antica epopea non sono, come per il Gogol di Taras Bulba, spontaneo ritrovamento d'una tradizione anche lontanissima: Babel a,dopera col medesimo spirito la formula desunta da Omero e l' immagine arieg– giante quelle dei francesi firn, de sièale, perché hanno un'eguale saporo– sità per lui letterato : << La notte volava verso di me sui suoi focosi cor– sieri.... Sulla terra avvolta di .sibili, s'andavan spengendo le vie. Le stelle sbucavano dal ventre freddo della notte .... >>.Accanto agli altri, l'intonazione paesana è un mezzo espressivo già consacrato, non uno sforzo per riprodurre meno approssimativamente la realtà esterna: .((Nello s,contro di Kòzin m'avevano ucciso il cavallo, Lavrik, la mia consolazione sulla terra>>. S'intende che non è una giustapposizione erudita, in cui ogni elemento debba esser catalogato solo a seconda della provenienza: come il Babel avrebbe potuto imparare dalle pagine peg– giori del suo Flaubert. Ciascun effetto letterario è subordinato a una ragion d'essere poetica, che lo suscita in tempo, senza lasciar troppo ins1stere sull'opportunità della scelta. Poiché il Babel non è il crudele scrittore di guerra che tempera, lo spavento di lettori filistei ,con qualche pizzico di umanità ben distribuito. Quel morto pola,cco dapprima è la misera vittima di un atroce e fatale scherno: << L'orina gli sgorgava dalla bocca, scaturendo fra i denti e ristagnando nell'orbite vuote>>. Ma, subito dopo, l'anonimo cadavere profanato proietta nella vita pas– sata una sua personalità, ridiventa, senza attedianti precisazioni mo– ralistiche, un essere umano: << Un quaderno d'appunti e dei frammenti dei proclami di Pilsudski giacevano accanto al cadavere. Nel suo qua– derno si leggevan dei conti personali, il programma degli spettacoli al teatro drammatico di Cra,covia e la data del compleanno d'una donna, che ,si chiamava Maria Luisa>>. Ristabilito il legame umano, sorgono spontanei il rispetto per il nemico caduto e una fraternità, che non è disgiunta da un naturale sarcastico odio per la potenza del nemico ancor vivo : << Col proclama. di Pilsudski, maresciallo e generalissimo, io asciu– gai il liquido puzzolente dal cranio del mio ignoto fratello .... >>. L'(( epicità>> sarà esterna o interna a quest'arte ,sobria e davvero in– signe? Dice il Poggioli che, << qualunque cosa Babel ci descriva, egli ce la fa subito diventare grande, sublime, non alzando la voce ma con un effetto di prospettiva : egli disegna le sue figure solo sui piani interni o sullo sfondo del quadro, senza curarsi delle proporzioni, in modo che la lontananza le ingrandisca, le faccia diventar gigantesche>> (p. xrv). A me basta aver fatto vedere che non è sempre così che la poesia del Babel non s'esaurisce nella formula con cui si risuscita un-<<genere let– terario >> : egli può aprire degnamente questa collana, dove sono a,ccolti (e onorati con una veste tipografica d'inconsueta ma sobria eleganza) , alcuni classici ottocenteschi e i contemporanei più ricchi di vitalità, scrittori non solo europei,. ma tali da suscitare l'attenzione di noi eu– ropei. LEONE GINZBURG. BibliotecaGino Bianco
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