Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932
Ricordi su due Re 387 Questi, prima d'immaginare che il chiamato sarebbe stato lui, era già corso dal Cardinal Vicario per ottenere che Pio IX con– cedesse all'eventuale confessore l3J facoltà di sciogliere il Re dalle censure ecclesiastiche. Pio IX l'aveva immediatamente accordato, non solo per la sua sollecitudine verso un'anima, ma per l'affetto che, nonostante tanti conflitti, aveva sempre serbato per il Re, e che questi ricambiava. Non gran tempo prima aveva incaricato un mio zio di portare al Re una sua affettuosa lettera, in cui lo supplicava di far cessare lo scandalo d'una casa d'i corruzione aperta a Roma in vicinanza d'un seminario. Il Re rispose a mio zio che la- cosa si sarebbe fatta subito, - lo fu nelle ventiquattr'ore, - e gli agg~unse: - Dica al Santo Padlre che io ho sempre per lui l'antica e profonda venera– zione : che ben altri dolori avrei voluto risparmiargli; ma.... la volontà della nazione, l'esser io Re costituzionale .... - E non finì la frase : congedò mio zio e, ritiratosi quest'ultimo, riaprì la porta, lo richiamò e insistette perché riferisse puntualmente al Papa i propri sentimenti. Il Papa li gradì e rispose a mio zio: - Checché me ne dicano, io lo credo sincero. Monsignor Anzino confessò il Re e mandò alla parrocchia dli San Vincenzo e An·rustasio perché portassero subito il Viatico. Nella fretta erano state dimenticate le candele per l'accompagna,mento nel Palazzo, e si dovette rimediare spogliandQ i candelabri delle anticamere: Quand'o il Re si fu comunicaito, secondo l'uso antico la Corte ,sfilò ai piedi del suo letto, ed egli si sollevò anc6ra per guardarli tutti con quel suo sguardo anc6ra vivo e imperioso che per l'ultima volta esercitava il comando. Poco dopo, sempre per esortazione di Lorenzo. Bruno, avvenne il segreto colloquio tra il morente edr Umberto. Questi lo solleci– tava da quando il padre si era aggravato, ma il padre, che non aveva col figlio grande familiarità sopratutto in faccend<:ldi Stato, aveva fin allora rimandato questa specie di testamento. iMonsignor Anzino, trovandosi a Torino per l' esposizione del 1898, raccontò come si era deliberato di seppellirlo al Pantheon. Crispi, ministro dell'Interno, ne aveva fatto proposta al primo Con– siglio, ma -lì per lì essa non era stata racc()lta. Prevaleva nella Corte e nel !Ministero la scelta di Superga. E parve tanto defi– nitiva, che nella miglior lirica uscita per l'occasione, Enrico Pan– zacchi rappresentò l'ombra d'el Re morto chiedente a Carlo Alberto tra i cancelli di Superga: Damnù ·il tuo santo loco regal. L'augusta -spoglia sarebbe stata trasportata nella Basilica d1 Santa Maria 1Maggiore per il funerale. Di là l'avrebbero recata ialla stazione per Torino. Quand'ecco la risposta del Vaticano BibliotecaGino Bianco
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