Pègaso - anno IV - n. 10 - ottobre 1932

V. NANNET'l'I, Malseme - I nudisti di Monte Catterina 499 netti hanno appunto questo marchio. Un marito che torna ubriaco a casa, sbaglia ùscio, entra nell'appartamento del vicino e vi trova la moglie, ecc. ; un uomo-cartellon.e, che è dfventarto ludibrio e beffa anche a se stesso, cosi che non può più permettersi una bontà d'animo, un sentimento gentile; un'affittacamere, chiamata « la Mota» che ricetta delinquenti, e una volta, prima di aiutarlo a fuggire, vuol essere amata da un bruto ricercato dalla polizia; una sciarntosa vecchia, che s'incontra in teatro con la« tenutrice »chele portò via, la figliola, e le si avventa, si ruzzolano, si pestano; un marito infedele che torna malato, in fin' di vita, in casa della moglie e durante l'agonia sopraggiunge l'altra donna col figliolo, per carpirgli il testamento; .solita visita dei due soliti ve– dovi al solito cimitero; peggio, un giovane contadino, un pecoraio, che diviene l'amante della padrona, e, per pazzia o gelosia, finisce per accecarla con le sue mani così come una volta strizzò gli occhi a una pe– cora pazza .... Sono argomenti, tèmi, figure, che vengono l;l,lNannetti dal repertorio verista di trenta o cinquant'anni fa; relitti della vita dei campi o della strada; documenti umani, come allora si diceva. E non dico che oggi non si debba dire e che ciò che cinquant'a,nni fa era vero oggi non sia vero più; e che uno scrittore non possa raccogliere oggi gli argomenti e i tèmi che ieri furono del verismo. Ciò che ieri o oggi sol– tanto importa è il modo dello scrittore, l'animo con èui egli si volge a quei tèmi. E non mi pare qui che il Nannetti ne sia veramente preso o commosso. In lui non è né pietà, né desolazione, e neppure quella specie di immedesimazione e di impietramento nel vero che è anch'esso pietà o giustizia. (Penso a certe novelle recenti di Ugo Betti). Più spesso il Nannetti in questi tèmi cerca soltanto un effetto; con mano rapida e con un gusto un po' teatrale scorcia e taglia i suoi racconti in bozzetti (La pecora pazza sembra pensata addirittura per il Grand Guignol), tanto più contento, ogni volta, quanto maggiori sono la bravura e l'ef– fetto. Tutto finisce lì. E questo mi pare il peggior Nannetti. Per fortuna lo scrittore ha altre corde alla sua lira; e c'è in Malserne qualche bozzetto meno bravo e assai più delicato (« Barroccio di coda», << L'amico nevrastenico», « Prender moglie») dove la verità per esser tale non ha bisogno di avventare, la vita è còlta in un'ombra più di– screta, e affiora nello scrittore un sentimento malinconico o rassegna– tamente scherzoso : quel barrocciaio vecchio che parla di donne· per la lunga via e a casa nessuna donna lo aspetta; quella moglie in chiacchiere con l'amica e che così chiacchierando racconta la vita del marito artista, e delle pene di lui, del suo amore, non intende niente; e quel ragazzo, Go– stino, che tutto giulivo corre a prender moglie, con la testa nel sacco. Figure e dialoghi bene intonati nel sentimento dello scrittore; e che arieggiano a volte i migliori quadretti ,di Soffici nell'Arlecchino. Qui è dove il Nannetti piace di più. Ma dicevo che Malserne è anche un libretto di prova o sperimentale-; e tra le prove, ci sono anche varia,zioni su figure già note, o diciamo storiche (« 1Sancio Pancia si sfoga », « Apoteosi di Cyrano », « La notte che incontrai Charlot »); divertimenti che vent'anni fa sotto l'influenza di Laforgue si chiamavano moraiità leggendarie, e oggi si dicono miti, che è lo stesso. Insomma, da Malseme il Nannetti ne usci come uno BibliotecaGino Bianco

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